Articolo pubblicato in prima pagina sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 27 febbraio 2020
In questo momento di psicosi e deliri vari (utilizzo la stessa terminologia adottata dalla Gazzetta Basilicata) i trent’anni (24 febbraio 1990/2020)della scomparsa di Sandro Pertini sono passati inosservati. Ignorati del tutto in Basilicata.
Per me Pertiniano di ferro e della prima ora è stato triste e sconfortante .
Ho conosciuto Pertini durante i primi giorni di emergenza del sisma del 23 novembre 1980.
Volle incontrare le “mortificate” popolazioni del cratere dell’Irpinia e noi Amministratori lucani dell’hinterland, disastrati, pure NOI, non mancammo all’appuntamento.
Ci accolse e ci abbracciò. Parlò con una tenerezza mista a forza e coraggio che mi emozionarono ieri e mi emozionano, ancora oggi.
Mi considero “fortunato” per aver conosciuto Pertini da immenso Presidente della Repubblica.
Ho seguito, pedissequamente, da Vice Sindaco socialista di un Comune disastrato lucano, i suoi consigli, le sue testimonianze, i suoi insegnamenti.
Vivere con Pertini quei momenti di grande comunione e condivisione è stato per me, per dirla alla Oriana Fallaci, vivere tre ore d’incanto.
Oggi, nella “mediocrazia” imperante, invito tutti gli amici e i lettori assidui della Gazzetta Basilicata a comprare il libro “Sandro Pertini, Combattente per la libertà” di Stefano Caretti e Maurizio Degl’Innocenti con prefazione di Marzio Breda.
Scoprirete un vero ambasciatore di pace e di democrazia universalmente stimato e amato.
La sola lettura del libro provoca emozioni e testimonia la nobiltà della politica con la P maiuscola…in questa opaca stagione di guitti, di caporali e di mezzi uomini, per dirla alla Totò.
Caro Massimo la vera malattia lucana non è il coronavirus bensì la rassegnazione passiva e l’arrendersi alle mediocrità e agli egoismi.
In queste settimane grazie al tuo assenso (nel senso più nobile del termine) ho riproposto pagine memorabili di orgoglio e dignità, di lotta non violenta e democratica, organizzata e gestita da Comitati Popolari unitari , da movimenti operai e studenteschi e da donne determinate e coraggiose del Sud, alla “Pertini maniera”.
Pertini considerava le donne e la classe operaia depositarie delle virtù autenticamente libertarie e progressive della “Nazione” italiana.
Sembra strano riprendere i concetti “pertiniani” in un pianeta della Sinistra che da secoli ignora la classe operaia, gli ultimi, e accentua le distanze siderali con i giovani precari. Giovani precari stuprati da Jobs Act e da Pacchetti Treu.
Dove sono finiti… giustizia sociale, socialismo dal volto umano e, soprattutto, lo stupendo discorso di insediamento dell’8 luglio 1978 (… si svuotino gli arsenali di guerra e si colmino i granai)quello che Giorgio Almirante, leader dei post-fascisti riconosce come splendido “Ha costretto pure NOI missini ad applaudirlo”. Si potrebbe continuare all’infinito con gli esempi pertiniani .
I cittadini italiani lo hanno messo nel proprio albero genealogico ideale indicandolo come l’Italiano del XX secolo (la Fonte è la Doxa).
La Sinistra italiana e lucana, in particolare, farebbero bene a seguire i suoi buoni esempi e i suoi insegnamenti, invece di ignorarlo, ignobilmente.