Gli scavi archeologici a Ruvo del Monte

Tomba 70 Ruvo del MonteDal 6 agosto 2000 Ruvo del Monte ha il suo museo archeologico , intitolato alla memoria del prof. Michele Di Napoli , e che custodisce parte degli innumerevoli reperti scoperti nel suo sottosuolo nel corso degli anni passati (la maggior parte è esposta o depositata nel Museo Nazionale del Melfese presso il Castello di Melfi) . In questa sede si vuole ricordare o far conoscere come e dove questi tesori storici sono venuti alla luce , con l’aiuto di documentazione fotografica e tecnica dell’epoca .

Nei primi anni  ’70 l’intraprendenza di alcuni giovani ruvesi dell’epoca (Giuseppe Santomenna , Giuseppe Ferrieri , Antonio Gallucci , Nicola Suozzi , Mario Ciampa e Mauro Armando Tita) , che per curiosità raccoglievano pezzi di terracotta rinvenuti casualmente nel territorio di Ruvo , destò l’attenzione di alcuni adulti  , l’ins. Michele Di Napoli ed il sac. Don Gerardo Gugliotta , che si resero conto di non trovarsi di fronte a semplici cocci senza valore .

Venne costituita a Ruvo  una sezione del G.A.L. (Gruppo Archeologico Lucano) che condusse per mesi una ricognizione minuziosa della collina sovrastante il paese (colle Sant’Antonio e colle San Nicola) .

Grazie all’opera di segnalazione svolta dalla Sezione di Ruvo del Monte del Gruppo Archeologico Lucano , avvenuta nel corso dell’autunno 1976 , dalla primavera del 1977 la Soprintendenza Archeologica della Basilicata ha iniziato l’esplorazione sistematica , con campagne di scavo , di una delle numerose zone archeologiche del comune di Ruvo del Monte , quella , appunto , del colle Sant’Antonio ( m. 720 s.l.m. ) , anche se vari rinvenimenti hanno esteso tale zona dal Tufarone ai colli di Sant’Antonio , San Nicola , Piano Maricco , Pezzilli , Toppo Castellara  , Toppo Rotondo , Toppo Sant’Elia , Bucito , Serra Del Salice , Cupone e Cerrutolo , in pratica tutto l’attuale territorio del Comune di Ruvo del Monte.

Il primo scavo (maggio 1977) fu iniziato con l’apertura di saggi nei terreni arativi e Nord ed a Est del Convento di Sant’Antonio ; l’immediato rinvenimento , a poca profondità , della prima tomba nel terreno a Nord portò rapidamente ad estendere le ricerche in quel settore che consentirono il rinvenimento di una vasta necropoli.

Nel corso della prima campagna  di scavi (maggio e giugno 1977) furono scoperte tredici tombe ; ad ottobre 1977 furono riportate alla luce altre quattordici tombe .

Lo scavo è proseguito regolarmente negli anni successivi sino all’ultimo del 1989 , per un totale di circa centosessanta tombe portate alla luce.                                                           

Tutte le tombe erano a fossa semplice , più o meno quadrangolari , prive di copertura e di segni esterni , colmate con il materiale di risulta dello scavo stesso ; la loro ampiezza e profondità variava a seconda  della ricchezza del corredo e quindi del rango sociale del sepolto : quelle più grandi contenevano una grande cassa lignea quasi del tutto dissolta .

All’interno il defunto era stato deposto , secondo l’uso della Daunia e di gran parte della Basilicata , in posizione rannicchiata , generalmente sul fianco destro , con ai piedi e frontalmente lungo il corpo un corredo di vasi .

Per la loro attribuzione , la Soprindentenza Archeologica della Basilicata ha ritenuto infantili quelle di ridotte dimensioni , giovanili quelle in cui è stato possibile classificare come tali i resti ossei , di guerrieri quelle contenenti nel corredo funerario punte di lancia , spade  ed elmi , femminili quelle contenenti fusarole , rocchetti o fibule a sanguisuga in ferro con arco rivestito in ambra ed osso .

Due tombe particolari furono quella classificata come n.30 , caratterizzata dall’eccezionale presenza di un complesso spiedi-alari e del carro , quasi certamente contenente la deposizione parallela di una coppia di elevato rango sociale , e quella classificata come n.64 , contenente una deposizione femminile , caratterizzata dall’assenza di armi e del complesso dei vasi da vino e dalla presenza di un grande candelabro di bronzo , sulla cui cima era rappresentato il rapimento di Eos da parte di Kephalos .   La loro collocazione temporale è stata inclusa tra la fine del VII sec. A.C. al terzo quarto del V sec. A.C.    

(Notizie tratte da  -1- A. Bottini “Atti della Accademia Nazionale dei Lincei – Notizie degli Scavi di Antichità – Serie Ottava Volume XXXV – 1982   -2- G. Gugliotta “Ruvo del Monte – Un Sito Arcaico nell’Area del Vulture-Melfese in Basilicata – 2000 – -3- Comune di Ruvo del Monte “Ricerche Archeologiche – Necropoli in Contrada S. Antonio” – 1983).    

                                                                                         Roberto Di Napoli

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