EVAN HUNTER: UN GRADITO RITORNO A RUVO DEL MONTE

Nel 1898 da Ruvo del Monte partì per l’America, in cerca di fortuna, un giovane sarto, appena ventenne: si chiamava Giuseppantonio Coppola; ebbe sempre nel cuore il suo paese natale, ma – nonostante il suo desiderio e le sue speranze – non riuscì mai a farvi ritorno. A New York lavorò e creò la sua famiglia e all’amato nipote Salvatore Albert Lombino, nato nel 1926, parlò sempre di Ruvo e della sua gente.

Salvatore sarebbe poi diventato un famoso e prolifico scrittore; negli anni ’50 del Novecento, però, muovendo i primi passi sul terreno letterario, si rese conto che nessun editore americano avrebbe pubblicato un libro di un giovane autore di nome Lombino. Scelse pertanto di chiamarsi Evan Hunter e nel 1952 cambiò legalmente la propria identità. Nel 1954 pubblicò con questo nome, e con grande successo, il romanzo “Il seme della violenza”, che gli era stato ispirato da una sua esperienza come insegnante nel Bronx. Sempre come Evan Hunter fu scelto dal regista Alfred Hitchcock, l’indiscusso “maestro del brivido”, per la sceneggiatura di uno dei film più oscuri e inquietanti della storia del cinema: “Gli Uccelli” (1963), dove stormi di volatili, senza un motivo apparente, attaccano gli abitanti di una cittadina costiera californiana.

Evan Hunter era un creativo e scrisse molto, fino alla morte, sopraggiunta nel luglio 2005, spaziando attraverso generi anche molto diversi tra loro, fra cui mistery, fantascienza, western, libri per ragazzi; la sua vasta produzione letteraria è formata da circa 121 fra romanzi e romanzi brevi, e da oltre un centinaio di racconti. Con il nome legale firmò i suoi romanzi più “impegnati”, fra i quali è doveroso ricordare “Streets of Gold”, del 1974, dedicato al nonno materno Giuseppantonio Coppola, nel quale egli raccontò la saga della famiglia Coppola e la vita che si svolgeva a Ruvo del Monte (nel romanzo chiamata “Fiormonte”) alla fine dell’Ottocento. Il romanzo, che Evan considerava come uno dei suoi migliori, è attualmente in fase di traduzione in lingua italiana, e sarà presentato a Ruvo del Monte il prossimo 13 agosto, con un evento che rientra nell’ambito delle manifestazioni per “Matera Capitale Europea della Cultura 2019”.

Evan è già cittadino onorario di Ruvo del Monte: la cittadinanza, purtroppo postuma, gli fu conferita nell’agosto 2010, con una toccante cerimonia, alla presenza della vedova, la signora Dragica Hunter, e di numerosi ospiti.

Foto della cerimonia del 17 agosto 2010


Dragica, la vedova di Evan Hunter

 


La gente presente alla manifestazione

Ruvo del Monte non ha dunque mai dimenticato questo suo illustre “figlio” e lo ricorderà anche il prossimo 1° giugno, quando sarà “Capitale della cultura europea per un giorno” (sempre nell’ambito di “Matera 2019”), con “RUVO IN GIALLO – Evan Hunter ed i suoi pseudonimi”, il primo dei due eventi a lui dedicati nel 2019, nel quale ospiti prestigiosi ripercorreranno la sua lunga e straordinaria carriera.

Carriera nella quale Evan Hunter decise di legare la sua nuova identità al genere letterario più “elevato”, e pertanto negli anni cominciò ad usare, per le altre produzioni, vari pseudonimi: Hunt Collins, Richard Marsten, Curt Cannon, Ezra Hannon, John Abbott.

Nel 1956, la svolta: scelse lo pseudonimo di Ed McBain per firmare i primi tre romanzi di una nuova serie di polizieschi, che cominciò a scrivere anche per garantirsi una maggiore stabilità economica. La sua nuova “creatura”, l’87 ° Distretto di polizia, diventò la serie che gli regalò la fama mondiale, e il nuovo pseudonimo di Ed McBain divenne quasi più famoso del suo nome legale. Nei 55 romanzi dell’87° Distretto non vi è un solo investigatore come protagonista, ma assistiamo al lavoro di un’intera squadra di agenti investigativi: in un solo romanzo, quindi, vengono presentati più casi, non collegati fra loro, e più agenti lavorano contemporaneamente, per cercare di risolvere i crimini più diversi, attraverso le normali procedure della polizia, fatte di appostamenti, analisi di laboratorio, impiego di informatori… Questo filone particolare del genere poliziesco, nato intorno alla metà degli anni ’40 del Novecento, è chiamato police procedural, ed Evan Hunter/Ed McBain lo ha saputo portare a livelli elevatissimi, aggiungendovi – e queste sono state le sue più grandi innovazioni – il suo stile brillante e inimitabile, la sua ironia, il suo spiccato senso dell’umorismo, e in molti casi una vena di comicità (scatenata soprattutto da personaggi “minori”), necessaria per alleggerire l’atmosfera narrativa, quando questa diventa troppo pesante. I suoi agenti investigativi, che operano in una grande città immaginaria senza nome, la Città – in cui è facilmente identificabile la pianta di New York, con una rotazione di 90° – non sono eroi ma uomini comuni, spesso gravati da un carico di lavoro eccessivo, e che vivono di uno stipendio per nulla elevato e talvolta insufficiente a sostenere il mutuo per la casa e le varie spese familiari. Sono uomini dei quali, nel corso dei decenni (la serie, iniziata nel 1956, terminò con la morte di Ed McBain, nel 2005), veniamo a conoscere anche le vicende private, piacevoli e non, una volta che escono dalla sala agenti di Grover Avenue, nel quartiere di Isola. Sono, insomma, personaggi ai quali si finisce per affezionarsi, come fossero persone di famiglia, così come “di famiglia” è ormai Evan Hunter per Ruvo del Monte: non solo cittadino onorario ma vero “figlio” del paese, e nel suo ritorno “in spirito” a Ruvo del Monte come protagonista di eventi culturali e letterari, piace immaginare che sia accompagnato dal nonno Giuseppantonio Coppola, senza il quale tutto ciò non avrebbe avuto inizio.

Lina Spedicato

 

La locandina della manifestazione del 1° giugno 2019

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