Due voci ruvesi contro la revoca della T3 Innovation

Egregio dr. Francesco Cupparo, assessore alle Attività produttive, Lavoro, Formazione e Sport

In questi ultimi giorni è ribaltata come uno “tsunami” la notizia del mancato rinnovo della struttura di Innovazione e Trasferimento Tecnologico della Regione Basilicata, la T3.

La Gazzetta del Mezzogiorno e le altre testate giornalistiche locali, compreso il TG3 Basilicata, hanno evidenziato con ampi servizi questo mancato rinnovo.

La T3 Basilicata è stata gestita da un gruppo di importanti società di livello nazionale e internazionale, detentrici di competenze rilevanti: PWC, I3P, NOOVLE e RETI.

La Regione aveva la possibilità di rinnovare il progetto per altri tre anni, ha deciso invece di NON dare seguito a questa interessante iniziativa, a fronte, forse, di un’analisi costi-benefici a nostro parere un po’ troppo affrettata, in continuità con le note e sciagurate esperienze pregresse. Sciagurate esperienze con un unico comune denominatore: abortire i progetti di ricerca e disperdere professionalità e competenze con lo “sparpaglio” del personale nelle varie strutture dipartimentali. Potrebbe quindi essere un dejà vu stucchevole che si ripercuote fino ai giorni nostri. Chi non ricorda le selvagge chiusure dell’Istituto regionale per le ricerche economiche e sociali (IBRES) e dell’ARSA (Azienda Regionale per lo Sviluppo dell’Artigianato). Da quel momento la Basilicata non ha avuto più un Rapporto Annuale sull’Economia e sull’Artigianato (ricordiamo tutti il boom degli anni novanta, quando l’artigianato garantiva PIL e Occupazione) e chiuso definitivamente i battenti ad un “valoroso” Dipartimento Programmazione. Morale della favola, da decenni si naviga a vista tra flop, inadempienze, ritardi e l’assenza totale di un serio Progetto per il futuro condito, fra l’altro, da un tragico e patogeno esodo giovanile.

Vorremmo ricordare all’Assessore che i 23 agenti dell’innovazione (innovation advisors) in questi tre anni hanno operato sul territorio lucano con l’intento di mettere a disposizione dei potenziali innovatori (centri di ricerca, imprese e starttupper) servizi avanzati volti ad aiutarli a stare sul mercato.

Nei confronti di centri di ricerca, pubblici e privati, e dei dipartimenti universitari sono stati messi a disposizione servizi tesi alla valorizzazione dei risultati delle ricerche effettuate, a volte lasciate nel cassetto, attraverso la brevettazione e la potenziale successiva commercializzazione. Sono stati 159 i gruppi di ricerca visitati e supportati.      

Hanno visitato le imprese e, affiancandosi al personale addetto, hanno analizzato processi e prodotti con l’intento di capire i possibili margini di innovazione (produrre un prodotto più performante e a costi minori), attraverso soluzioni e modalità innovative, spesso mettendoli in contatto con centri di ricerca. In questi tre anni sono state 471 le imprese “visitate” ed aiutate a sviluppare dei progetti di innovazione, anche con l’utilizzo di fondi nazionali ed europei.

Nei confronti dei giovani e dei ricercatori, invece, sono stati predisposti e resi disponibili una serie di servizi per consentire loro di creare imprese, legate a idee innovative e a brevetti, aiutandoli nella definizione di un piano di impresa e accompagnandoli durante i primi anni di vita, periodo notoriamente ad un’elevata mortalità aziendale. Sono state 188 le idee di imprese analizzate che hanno coinvolto più di cinquecento giovani, e poco meno di 20 le imprese aiutate a nascere ed a percorrere i primi passi.

Sono numeri che potrebbero non dire molto se non si tenesse in considerazione la tipologia dei servizi resi. Essi infatti, possono consentire uno sviluppo esponenziale a fronte, però, di un periodo di consolidamento medio lungo, necessario per permettere all’ecosistema di radicarsi e di diffondersi, anche con la creazione di servizi aggiuntivi di natura privata, come ad esempio la nascita di associazioni di Business Angels.

Se guardiamo con attenzione l’evoluzione dell’Incubatore del Politecnico di Torino, uno dei partner di T3 Basilicata, si può affermare che a tre anni dalla nascita denunciava gli stessi numeri dell’iniziativa T3 Basilicata, sul versante della creazione di imprese. Un paio di mesi fa I3P ha festeggiato i suoi 20 anni di attività denunciando i seguenti risultati: sono state aiutate a nascere almeno 255 start up che fatturano complessivamente circa 180 milioni di Euro e che occupano circa 2.000 addetti, 27 di queste start up sono state acquisite da grandi gruppi industriali.

E’ evidente che le condizioni di Torino sono diverse da quelle di Potenza, non fosse per la presenza nella provincia di Torino di maggiori utenti interessati (imprese, centri di ricerca, laureati), ma il processo messo in atto non potrà non dare, in un periodo adeguato, risultati proporzionali. La doverosa analisi costi-benefici, quindi, utile a comprendere l’efficacia del progetto e doverosa da parte di amministratori della cosa pubblica, dovrà necessariamente avere come riferimento un arco temporale coerente.

Egregio Assessore, in considerazione del suo profilo imprenditoriale, a noi piace pensare che tutti e 23 agenti dell’innovazione saranno collocati in quelle strutture della Regione, quale Sviluppo Basilicata, che operano nel settore dell’innovazione e che, in forme magari diverse, il progetto T3 avrà una sostanziale continuità, contribuendo così a dare una prospettiva di sviluppo ai giovani lucani ancora in Regione e a quelli che sono già emigrati. A differenza del temuto “sparpagliamento”, infatti, questa soluzione allontanerebbe il rischio che una parte significativa di queste sofisticate competenze prendano (e per alcuni sarebbe un “riprendere”) la strada dell’emigrazione verso quei territori in grado di riconoscere lor quella dignità che il territorio lucano non sembrerebbe in grado di garantire.

Distinti saluti 

Dr. Mauro Armando TITA, già Responsabile Politiche Giovanili della Regione Basilicata

Ing. Michele PATRISSI, già Direttore di I3P, PNICube e Corep 

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