Il candelabro etrusco di Ruvo del Monte “sbarca” in Toscana.
Il 4 novembre scorso (ora riproposta, anche, in questo mese di gennaio) si è chiusa una delle più importanti mostre archeologiche italiane.
La Mostra verteva sui percorsi di civiltà tra Etruschi, Enotri e Dauni.
Il tema del percorso era : ” Il modello inimitabile”.
Tutti si chiederanno qual’era il modello inimitabile.
Il modello inimitabile era dato dall’intatta scultura in bronzo del Candelabro Etrusco raffigurante Eos e Kephalos rinvenuta nella campagna di scavi in quel di Ruvo del Monte.
Tale oggetto archeologico immortalato nel libro e nella locandina della Mostra ha avuto un successo planetario.
Tanti addetti ai lavori rivenienti da ogni Continente hanno potuto apprezzarne la fattura e la stupenda bellezza dei “particolari”.
Avere riscosso tanto successo e tanta partecipazione di pubblico interessato e competente è motivo di orgoglio per tutti noi ruvesi e lucani di buona volontà.
Tutto ciò non ci esime dalla dura reprimenda dell’autore della recensione sulla Mostra di Vetulonia (Mario Atzori).
Giustamente il “fustigatore” Mario Atzori ci bacchetta e bacchetta pure l’Amministrazione Comunale per l’indifferenza e la insensibilità mostrata verso un evento culturale di grande richiamo internazionale e di grande spessore culturale.
Facciamo ammenda di questa nostra disattenzione sperando che nel prossimo futuro le Amministrazioni locali, provinciali e regionali si facciano carico di un serio battage pubblicitario.
Non va sottaciuto che la Mostra di Vetulonia ha confermato quello che noi animatori del Gruppo Archeologico Lucano conoscevamo da tempo immemore.
Non a caso il “Candelabro etrusco” ha testimoniato concretamente l’ottimo rapporto commerciale e culturale tra Etruria, Enotria e Daunia.
Non va dimenticato, come, sostiene Atzori, che, le vie fluviali e gli empori etruschi di Capua e Pontecagnano fungevano da interlocutori con le élites lucane che sviluppavano sistemi e modi di vivere delle aristocrazie tirreniche e greche.
E Ruvo del Monte con la sua posizione geografica è stato uno dei punti di passaggio obbligato di questi itinerari (Sele-Ofanto).
Punti di passaggio che hanno rinsaldato e rafforzato i rapporti tra le diverse popolazioni e i conseguenti cambiamenti culturali e sociali.
Dopo l’oblìo caduto sulla pericolante Torre Angioina non mostrare alcun interesse di natura culturale su questo importante evento internazionale è sicuramente negativo.
Se le Avanguardie Culturali lucane e le Amministrazioni locali non hanno avvertito il bisogno di presenziare alle interessanti iniziative di collegamento tra il Museo Civico di Vetulonia e il Museo Nazionale di Melfi vorrà dire che ci avviamo verso un declino perverso.
Un declino fatto di tanta insensibilità e tanta ignavia.
Non è pensabile che un piccolo Comune con la piccola Basilicata ignorino un evento di tale portata.
Siamo stanchi di tanta goffaggine.
Spero che l’APT dedichi un po’ di attenzione verso questi fatti culturali di enorme ricaduta economica e turistico-culturale.
Se, al contrario, questi grandi eventi, sono ignorati volutamente dall’APT per dare spazio a fenomeni cittadini e costieri vorra dire che le grandi Civiltà dell’Enotria, della Daunia e dell’Etruria non sono contemplate nella programmazione storico – turistica della Regione.
Se gli Etruschi ci hanno onorato nel remoto passato delle loro stupende opere bisognerà convenire al contrario che le classi dirigenti regionali odierne ci hannonon solo ignorati, ma, emarginati e definitivamente affossati.
Mauro Armando Tita