In ricordo dei cinque ruvesi che vi persero la vita
di Roberto Di Napoli
E’ opinione comune che la storia la fanno i grandi uomini ed i grandi eventi: vi sono però, grandi eventi che segnano la storia ed il destino di persone comuni, che solo cercano una vita migliore, e di piccole comunità come la nostra.
E’ questo il caso della tragedia dell’Andrea Doria, avvenuta oltre cinquant’anni fa la notte del 25 luglio 1956.
L’ Andrea Doria fu costruita nei cantieri Ansaldo di Sestri, Genova, e varata nel 1951.
Poteva trasportare 1241 passeggeri e 575 uomini di equipaggio.
Era lussuosa sin nel minimo dettaglio delle sue strutture ed era considerata la portabandiera delle Linee Italia.
Il nome Andrea Doria derivava da un ammiraglio del sedicesimo secolo, che difese eroicamente Genova contro i suoi numerosi nemici.
La lussuosa nave da crociera era lunga 210 metri e larga circa 27.Stazzava 29.083 tonnellate, con dieci ponti, e undici compartimenti stagni lungo l’intera lunghezza della nave.
Era equipaggiata con due turbine sviluppanti 50.000 cavalli necessarie per far girare le due eliche a 3 pale, ciascuna del peso di 16 tonnellate.
Era fornita inoltre di barche di salvataggio capaci di trasportare 2000 persone, di un sistema antincendio sofisticatissimo ed equipaggiata di radar.
IL VARO DELL’ANDREA DORIA
Nel luglio del 1956 cominciò la sua centunesima traversata dell’Atlantico, da Napoli a New York: a bordo il jet set dell’epoca nelle cabine di prima classe, ma anche, nella classe turistica,tanta gente comune che inseguiva il “sogno americano”.
Alle 23:22, del 25 luglio 1956, nel corso della sua 101a traversata, navigando attraverso una densa nebbia, sotto il comando del Capitano Piero Calamai, mentre l’orchestra di bordo suonava “Arrivederci Roma”, l’Andrea Doria e la nave da crociera svedese Stockholm, una rompighiacci dalla punta rinforzata convertita in nave passeggeri, al comando del Capitano Nordenson, entrarono in collisione.
L’impatto avvenne nei pressi dell’isolotto di Nantucket, a cento miglia da New York, a poche ore dall’arrivo, in una zona famosa per la costante presenza di nebbia tutto l’anno, tanto da costringere la Marina Americana a posizionare un faro fisso ed a pattugliare costantemente la zona.
MAPPA DEL PUNTO DI COLLISIONE TRA L’ANDREA DORIA E LA STOCKHOLM
Il disastro non ha una logica spiegazione.
Esso poteva e doveva essere facilmente evitato, ma la lettura dei radar a bordo di entrambe le navi fu misteriosamente trascurata.
La Stockholm,anche se seriamente danneggiata dalla collisione e con la prua completamente distrutta rimase a galla.
L’Andrea Doria, invece , colpita a morte, comincio’ ad imbarcare acqua attraverso la breccia sulla fiancata ed ad inclinarsi su un lato.
L’Andrea Doria aveva subito un impatto che aveva provocato uno squarcio di 24 metri che aveva perforato alcune camere stagne.
Questo squarcio fece entrare una grande quantità d’acqua nello scafo, provocando lo sbandamento di 20°.
Le misure di sicurezza erano state previste per uno scafo in posizione verticale; la grande quantità d’acqua entrata passo’ lateralmente sopra le porte stagne,causando il disastro.
Provvidenziale fu l’arrivo sul posto della nave da crociera francese “Ile de France”, che mise in salvo un gran numero di naufraghi e per questo venne considerata l’eroina dell’operazione di salvataggio.
L’ARRIVO DELLA NAVE FRANCESE “ILE DE FRANCE”
Alle ore 04,30, Robert Hudson l’ultimo passeggero venne tratto in salvo dalla nave cisterna Robert E. Hopkins.
Undici ore dopo la collisione, l’Andrea Doria affondò ed il momento fu filmato e trasmesso in diretta.
L’ULTIMA AGONIA DELL’ “ANDREA DORIA” PRIMA DI SPROFONDARE NELL’OCEANO
Dei 1706 passeggeri a bordo, 46 persero la vita, la maggior parte a causa del’impatto iniziale; cinque invece furono i morti tra i marinai della Stockholm, per un totale complessivo di 51 morti.
Il relitto si trova ora posto su un fianco a partire da 48 metri di profondità.
IL RELITTO DELL’ANDREA DORIA SUL FONDO DELL’OCEANO ATLANTICO
L’inchiesta stabilì che la collisione fu causata da un errore umano a bordo della nave italiana che avrebbe accostato a sinistra, anziché a destra, come stabilivano le regole marinare.
La realtà era molto differente e chiama in causa l’imperizia sulla plancia dello Stockholm.
Purtroppo quando la verità venne a galla, il comandante Piero Calamai, che era al suo ultimo viaggio prima della pensione, era già uscito di scena, morto di crepacuore a causa delle ingiuste accuse che lo avevano inseguito per il resto della vita.
Quella notte, sulla plancia della piccola unità svedese (circa la metà della Doria) c’era il terzo ufficiale, un giovane di appena 26 anni, Johan-Ernest Carstern Johansen.
Sull’Andrea Doria il secondo ufficiale, Curzio Francini, avvertì per tempo il comandante Calamai della presenza, sugli schermi radar, di una nave che procedeva in senso opposto, quasi sulla medesima rotta della nave italiana.
Calamai ordinò di accostare a sinistra.
La manovra colse di sorpresa Carstens, che riteneva (ma lo si sarebbe appreso solo molti anni dopo) che la Doria fosse molto più lontana.
Il giovane ufficiale fece accostare la nave a dritta.
Un errore fatale: la prua della Stockholm si ritrovò davanti la lunga chiglia scura della Andrea Doria e non potè più evitare l’impatto.
Cartens aveva erroneamento basato le sue manovre sull’assunto che il radar della Stockholm stesse funzionando sulla portata delle 15 miglia, anziché delle 5 come in effetti era.
Ciò lo indusse a calcolare male la distanza che lo separava dalla nave italiana – che valutò a 6 miglia quando invece era arrivata a sole 2 miglia – e quindi a compiere le manovre errate che portarono lo Stockholm sulla rotta dell’Andrea Doria, fino al tragico schianto.
Come detto, sulla nave c’era il jet-set dell’epoca, ma anche tanta gente comune che si recava in America per visitare parenti emigrati che non vedeva da tanti anni, o per cercare una vita ed un futuro migliore, inseguendo il “sogno americano”.
Tra questi c’erano cinque ruvesi, che il fato volle collocati con le proprie cabine giusto nel punto dell’impatto con la prua della Stockholm, e che per questo morirono all’istante: su 1706 passeggeri ne morirono 46, e tra questi tutti e cinque i nostri compaesani: era destino che questa tragedia doveva segnare la vita della nostra comunità.
Ma chi erano questi cinque ruvesi?
Suozzi Gabbamonte Michelina (48 anni) si era imbarcata a Napoli diretta a Philadelphia in visita a parenti.
Alloggiava in una cabina nell’area “C” della nave, giusto nel punto diretto della collisione con la prua della Stockholm: morì all’istante.
Lasciò il marito, che tutti ricordano come persona affabile e retta, il sarto Antonio “Totonno” Suozzi, ed i figli increduli e nel più profondo dolore.
MICHELINA GABBAMONTE IN SUOZZI
Russo Michele (44 anni) , Ciampa Maria (37 anni) e le figlie Russo Giovanna (12 anni) e Vincenza (8 anni) si erano imbarcati a Napoli diretti negli Stati Uniti per cominciare una nuova vita.
Anch’essi alloggiavano in una cabina nell’area “C” della nave, giusto nel punto diretto della collisone con la prua della Stockholm: morirono all’istante.
LA FAMIGLIA RUSSO
Chi oggi ricorda questa onesta e laboriosa famiglia, è testimone di come il destino di ognuno di noi sia segnato senza alcuna possibilità di modifica.
In tanti, infatti, ricordano a Ruvo come Michele Russo fosse un validissimo falegname, con una avviata attività artigianale, che permetteva a lui ed alla sua famiglia di vivere in tranquillità nel proprio paese.
Ma il “sogno americano” era qualcosa di più forte, che ronzava nella sua testa: l’America era il paradiso della prosperità.
Egli prese, perciò, la decisione di emigrare, nonostante le cose a Ruvo non andassero male, assieme alla sua famiglia.
Le amiche delle figlie Giovanna ed Enzina, che andarono a salutare la sera prima della partenza, ricordano chiaramente come la piccola Enzina scappasse in continuazione e si nascondesse tra i vicoli perché non voleva andare in America e non voleva lasciare Ruvo: quasi una premonizione che quello sull’Andrea Doria sarebbe stato un tragico viaggio, forse il primo, ma anche l’ultimo in questa terra.
Il destino, poi, ha voluto che quell’ultima sera di viaggio, a differenza delle altre in cui si rimaneva sul ponte o nel salone a divertirsi e ad approfittare degli intrattenimenti, sia Michelina Gabbamonte che la famiglia Russo avevano deciso di andare a dormire presto, per essere riposati la mattina seguente all’arrivo a New York: se avessero fatto come sempre durante il viaggio, avrebbero salvato le loro vite.
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I RICORDINI DEGLI SCOMPARSI FATTI STAMPARE ALL’EPOCA DALLE FAMIGLIE
L’emigrazione ha segnato indelebilmente la storia del nostro paese, spargendo tanti ruvesi lontano, in Italia ed in tutto il mondo.
E’ una storia segnata a vario titolo dal bisogno, dalla speranza, dall’illusione, ed accompagnata dal dolore.
Con la tragedia dell’Andrea Doria questo dolore si è trasformato in morte.
Dobbiamo tenere vivo il ricordo di questo dolore e di queste morti, di una tragedia figlia della disperazione che per molti anni ha spinto tanta gente e tanti figli di Ruvo del Monte ad andare lontano, molto lontano, in cerca di fortuna.
Dobbiamo tenere vivo questo ricordo, nonstante l’oblìo dei media leocali, regionali e nazionali.
A queste persone che ci hanno lasciato per sempre inseguendo un sogno svanito a poche miglia dal suo raggiungimento, segnate nel loro destino direttamente ed indirettamente dall’emigrazione, va il nostro ricordo a tanti anni ormai dalla loro scomparsa.
La nostra speranza è che il dolore di vederci divisi dalle nostre famiglie, dai nostri luoghi, dai nostri ricordi, dai nostri affetti, ci faccia sempre sentire ruvesi, uniti in un’unica grande famiglia nel mondo.{jcomments on}
LA LAPIDE POSTA AL CIMITERO DI RUVO DEL MONTE CHE RICORDA LA FAMIGLIA RUSSO
LA LAPIDE POSTA NELLA CHIESA DI SAN ROCCO A RUVO DEL MONTE CHE RICORDA LA FAMIGLIA RUSSO
VIDEO: LA LUNGA NOTTE DELL’ANDREA DORIA (DOCUMENTARIO DEL TG1 DEL LUGLIO 2006 CON PARTE FINALE CHE RICORDA GLI SCOMPARSI RUVESI AD OPERA DELLA PRO LOCO DI RUVO DEL MONTE)
VIDEO: IL NAUFRAGIO DELL’ANDREA DORIA (DOCUMENTARIO REALIZZATO DAL CANALE TEMATICO HISTORY CHANNEL)
VIDEO: ULISSE-IL NAUFRAGIO DELL’ANDREA DORIA (RAI TRE)
GALLERIA FOTOGRAFICA