Avverto il bisogno di inviare una fraterna e disinteressata nota al neo Governatore Pittella.
Il rinnovo TOTALE della Giunta regionale, caro Marcello, non basta se non è supportata dal ricambio della classe dirigente.
Forse, con qualche dose di scetticismo, per la prima volta, dopo oltre quarant’anni di indiscusso potere burocratico, chiuderà per sempre un management “doroteo” improntato a saldi rapporti familistici, amicali, partitocratici e correntizi, e, forse, professionali (se c’erano).Una concezione dirigistico-paternalistica, tanto gerarchica e tanto poco funzionale.
Una Gerarchia fondata sul nullismo, sulle demagogie e sulle “spremiture” dei poveri e sparuti funzionari professionalizzati, competenti e “secchioni”.
Quante MOSCHE COCCHIERE sono proliferate sia nella prima che nella seconda repubblica.
Sono cresciute a dismisura sul DORSO di tanti seri funzionari che hanno avuto una sola pecca, quella di essere preparati professionalmente, vogliosi di non perdere i finanziamenti europei e di guardare con caparbietà ai risultati.
Funzionari che avevano a cuore le sorti produttive delle nostre piccole e medie imprese.
Funzionari che hanno seriamente interpretato gli atti e i fatti amministrativi senza dar luogo a sprechi e fallimenti gestionali.
Questi funzionari, purtroppo, non sono mai stati premiati, non hanno mai goduto nè di un briciolo di riconoscimenti nè di promozioni selvagge (tanto in voga nella prima repubblica e supportate da ambigue sentenze TAR che equiparavano maestre giardiniere a docenti/formatori, abilitati e laureati).
Per anni abbiamo assistito allo slogan: “Più si spreca, più si “fallisce” e più si viene premiati”.
E’ stato un classico del regime “doroteo” della Regione Basilicata.
Mai un comportamento lucido e serio improntato a quello che oggi impropriamente è sulla bocca di tutti e si chiama MERITOCRAZIA.
Il tema della macchina organizzativa della nostra regione, forse, potrebbe non interessare una distratta opinione pubblica lucana.
Eppure le competenze delle varie strutture dirigenziali e il suo management “riassumono” un buon 70% delle attività produttive del territorio lucano.Sono tanti gli atti amministrativi e monocratici del management regionale.
Il Bando di evidenza pubblica, l’appalto e la buona conduzione dei lavori i grandi processi formativi legati all’occupazione sono il viatico per il completamento tanti progetti necessari alla cittadinanaza.
Una buona e preparata “burocrazia”e un buon management facilitano processi di sviluppo ed effetti moltiplicatori, corretti rapporti fiduciari e di stima reciproca, tra amministratori e amministrati.
Sarebbe bello se il Quotidiano si “attrezzasse” per una seria inchiesta giornalistica sui Progetti e sulle iniziative che fanno SISTEMA e SQUADRA, pur nell’oblìo della Confindustria lucana.
Quanti dipendenti regionali sono il frutto di caste familiari e di “discendenze”.
Abbiamo tanto discettato nei mesi scorsi sulla Governance e sui ruoli e sulle responsabilità delle PP. AA. lucane,senza veli e senza ipocrisia.
Una buona amministrazione deve mettere in campo ricerca e primato.
Simili problematiche nella Regione non sono mai state prese in seria considerazione.
Nel recente passato le politiche che facevano leva sulla professionalità e sul MERITO sono rimaste sulla carta.
Il tema non è mai stato affrontato seriamente.
Nelle nostre “insane” abitudini lucane abbiamo sempre accettato da rassegnati questo modus operandi come segni del “destino”.
Oggi non deve essere più così.
L’obbligo da parte di funzionari seri e competenti di governare i processi odierni della macchina amministriva va confrontato con un nuovo processo di condivisione degli atti e dei fatti “economici locali”.
Oggi non basta più l’oligarchia della TRIBU’.
La natura degli interventi calati dall’alto e poco condivisi con scarso controllo sociale e sporadicità delle azioni non è PIU’ AMMESSA.
Tutto questo passato va RIMOSSO, pena il Default (vedi ARBEA , Consorzi di bonifica, Industriali e Agrari ).
Vanno rimossi i troppi “incarichi esterni” e le troppe esternalizzazioni dei servizi.Troppe volte è intevenuta la Corte dei Conti.
Purtroppo, anche, in Basilicata, vi sono “buchi non coperti” nella pianta organica da secoli.
Oggi, putroppo, i temi dello sviluppo lucano sono polverizzati in mille rivoli di interventi clientelari. (ultimo esempio la “figliopoli” petrolifera).
Il presunto dinamismo progettuale e/o la presunta capacità innovativa rappresentata dal solo personale “convenzionato” sono estremamente riduttivi.
Tutti i cittadini avvertono questo disagio.
Tutti i cittadini avvertono questa grave forma di scollamento.
Allora qual’è il vero rischio?
Un rischio che, incosapevolmente, si trascina da decenni e che è diventato l’incubo di tanti cittadini, dotati di buona volontà, che mal si adeguano alle carenze strutturali e mal sopportano l’incuria e la superficialità.
L’incubo, ancora oggi, lo ribadiamo da secoli è rappresentato dalla scarsa capacità di spesa e da una ulteriore incapacità di gestione e di impatto progettuale con la committenza locale. Si progetta in un crescendo di interventi “avulsi” dalla realtà quotidiana.
Sono queste le vere motivazioni di una vera debàcle, sempre più manifesta, delle nostre realtà territoriali, dove, purtroppo, da sempre regna incontrastata e sovrana “l’oligarchia di professionisti locali ” lenta a morire che condiziona, perfino, il decollo delle aree “petrolifere”.
Una “oligarchia” che non è stata per niente scalfita dalle timide liberalizzazioni di Bersani nè dalla famosa “agenda Giavazzi”.
Una “oligarchia”, lo diciamo (inascoltati) da secoli sul Quotidiano, fatta di gruppi di pressione e di piccole lobbies che esercitano i loro privilegi sotto forma di “diritti”, senza alcun mandato popolare con la pretesa di agire nell’interesse della intera comunità lucana.
Una “oligarchia” che non ha arretrato di un centimetro la propria presenza e il proprio ruolo.
Uscire dal grigiore quotidiano, chiudere con le oligarchie, riavviare la stagione della coscienza civica ed unitaria è diventato, caro Marcello, urgente e prioritario.
Solo in questo modo si potranno superare le lacerazioni e le carenti discrasie determinate dalla scarsa capacità di gestione progettuale e dalla assoluta mancanza di “capacità di impatto” nelle e sulle realtà locali.
E’ una manchevolezza che si ripercuote sui fatti produttivi e e sul loro mancato effetto moltiplicatore ormai da tempo immemore.
Non è pensabile continuare a riproporre progetti calati dall’alto senza aver fornito una chiara ed univoca strumentazione di base valida per tutti.
Pari opportunità, reciprocità, affiancamento sono alcune delle metodologie da porre in essere in un nuovo sistema di relazioni.
Un nuovo sistema di relazioni che faccia leva sui NUOVI DIRIGENTI, anagraficamente aggiornati, seri, scrupolosi negli obiettivi e nei risultati,.
Non è pensabile che nel 2014 i nuovi manager della Regione Basilicata si facciano promotori di assistenzialismi e di “incompiute”.
Non è più tollerabile assistere ulteriormente a sperperi e selvagge esternalizzazioni.
Occorre attivare l’etica della responsabilità per quelle categorie sociali pronte a lucrare sui soldi pubblici.
Occorre evitare che si ripresentino gestioni allegre e sprechi di ogni genere sempre premiati dal doroteismo rosso e bianco lucano.
Occorre evitare assenteismi e manchevolezze di ogni genere.
Occorre evitare scollamenti e approssimazioni.
Occorre riproporre il rapporto sincero e ravvicinato tra Amministratori regionali e locali, dipendenti e amministrati.
Se la metodica posta in essere dalle varie progettualità non ha dato risultati positivi deve essere cambiata e per certi versi rivoluzionata.Potremo cavarcela con una semplice ricetta: “Basterebbe fare il contrario dell’esistente e chiudere definitivamente con autoprotezioni e privilegi” ormai desueti.
Sarebbe troppo comodo da parte nostra auspicare una rivoluzione copernicana al riguardo, ma, ripensare all’intero sistema lucano delle protezioni, della rappresentanza e del merito non è più peregrino e non rappresenta più una utopia dopo le esternazioni e le promesse di Pittella.
Oggi, la globalizzazione prima e l’Unione europea dopo, ci impongono di coinvolgere le istituzioni e le realtà economiche locali e, soprattutto, di mettere in campo le energie migliori, per chiudere, definitivamente, con lentezze, furbizie ed egoismi.
Tali interventi darebbero non solo una boccata di ossigeno alle nuove generazioni, ma, potrebbero essere forieri e propedeutici per le politiche cosiddette euro-mediterranee dei nostri Comuni dopo il flop della struttura dirigenziale preposta.
E’ una scommessa che si può vincere e che non può più essere vanificata da ulteriori interventi dilatori e “spicciolo” clientelari.
Ai vecchi dirigenti della partitocrazia, non confermati, consiglierei una salutare partita a Tennis, possibilmente, con il vecchio ex parlamentare di turno e con ridotti “strappi di servizio” alle battute, poco opportuni, data l’età.
Mauro.Armando.Tita@alice.it