Ed è arrivato anche il giorno di San Donato che, come per l’Epifania nel periodo natalizio, ogni festa si porta via.
Ormai la tradizione è consolidata e non è ammessa alcuna variazione al copione tramandato di generazione in generazione.
Il paese, ancora dormiente per le lunghe serate estive, viene svegliato da tre colpi di mortaio dopo i quali attacano le note della banda di Rionero in Vulture che, sdoppiandosi, gira tutti i vicoli del paese cercando di non ometterne nessuno per la questua in onore del Santo Protettore; gli stacanoisti musicisti vanno avanti fino alle 12.00, ora della fine della Santa Messa concelebrata da Don Gerardo Gugliotta, Don Giovanni De Palma e Don Antonio Ciampa, iniziata mezz’ora prima di quella domenicale, ore 11.00, per consentire la partecipazione alla processione.
Alla fine della funzione i fedeli presenti in Chiesa e quelli fuori si uniscono in un unico cordone per dare vita alla processione che attraverserà tutto il paese con i portatori della statua costretti a fare gli straordinari per adattare di volta in volta i sostegni dell’urna alla larghezza dei vicoli e per sopportare il caldo che man mano si fa sempre più asfissiante nell’ora di punta.
Tutto procede senza intoppi, con la statua piantonata dai Carabinieri e con la Misericordia che sorveglia silenziosamente la lenta e lunga marea umana, pronta ad intervenire in caso di bisogno.
La processione termina alle ore 14.00, giusto il tempo per i ringraziamenti e la benedizione di Don Gerardo, qualche foto ricordo da conservare negli album e tutti a casa per il pranzo a gustare i piatti tradizionali: orecchiette, fusilli, strascinati, lasagne, carne alla brace, ecc., qualche piccola variazione al menù tradizionale è ammessa.
Sono le 18.00, il programma religioso lascia il posto a quello civile, la banda riprende a suonare, segno che la lunga serata di San Donato è già iniziata, le numerose bancarelle cominciano ad esporre in bella vista i propri prodotti per attirare la gente e tra una nota e l’altra, la Banda si congeda dalla cittadinanza, si fa sera.
Le luminarie si accendono, le strade diventano un fiume di persone, ancora una volta Ruvo è invasa dai turisti, si arriva all 22.00; la gente si divide equamente tra Piazza Ungheria, dove si esibirà Amedeo Minghi, ed il corso, con gli amanti della porchetta che fanno tappa in Piazza Bologna.
Il concerto va avanti per circa due ore tra vecchi e nuovi successi, la gente applaude e già pensa, con il cuore pieno di malinconia, che un altro anno è già passato; appena il tempo dell’ultimo brano che già nell’aria rimbomba il colpo di avviso che i fuochi d’artificio stanno per iniziare, è mezzanotte e quindici minuti.
I fuochi vanno avanti per circa 20 minuti al termine dei quali gli spettatori si lasciano andare in un lungo, convinto e caloroso applauso, con gli “hip hip urrà” a favore del Comitato Feste, che fanno da eco all’improvvisa quiete dopo la tempesta di colpi e di luci.
E’ tempo di saluti, una buona parte dei ruvesi residenti fuori partirà di mattina presto, altri avranno il tempo di riposare ancora un’altra giornata approfittando del sabato, altri ancora si godranno un pò di frescura fino a fine mese: chissà quanti ricordi lascerà questo San Donato degni di essere tramandati alle future generazioni, quanti amori saranno nati, quante amicizie.
San Donato ha compiuto ancora una volta il suo miracolo, è riuscito ad unire tutti i ruvesi: grazie nostro Santo noi ti salutiamo, riposa in pace nel tuo posto nella Chiesa Madre ed il prossimo anno nel tuo giro per il paese, accompagnato dai tuoi devoti, la tua luce possa risplendere nuovamente.