“Piero Tozzi: bentornato a Ruvo del Monte!”. Cinque dipinti esposti al Museo Parrocchiale dal 20 luglio al 22 agosto 2019.

E’ un saluto gioioso a un compaesano che torna a casa, anche se per poco tempo, il titolo della mostra dedicata a Pietro Vito Tozzi, detto Piero: pittore, esperto d’arte e collezionista originario di Ruvo del Monte, famoso a livello internazionale ma, come spesso accade, poco conosciuto in patria, e il cui nome è probabilmente del tutto ignoto a molti ruvesi, soprattutto ai più giovani.

La storia della sua vita – affascinante, avventurosa, e ancora in parte avvolta nel mistero – mi colpì già molti mesi fa, quando mi trovai a dover commentare, per un lavoro universitario, il “baule della memoria” a lui dedicato, presente nel Museo Parrocchiale di Arte Sacra, Civiltà Contadina e della Memoria Storica Ruvese. Pochi gli articoli a lui dedicati: uno dei più esaustivi è quello di Roberto Di Napoli, sul sito della Pro Loco di Ruvo, del 25 marzo 2012, che invito a rileggere (è visionabile anche alla mostra). Si concludeva con un appello: «E’ ora, dunque, di essere riconoscenti anche coi fatti a questo grande artista, che ha portato nel mondo l’orgoglio del suo essere ruvese, e di dare a lui la giusta importanza ed il giusto merito sin ora sopiti».

Una volta giunta a Ruvo, davanti a quel “baule della memoria”, un’idea un po’ folle: perché non andare alla ricerca di qualche sua opera da esporre proprio qui? Poteva essere questo un modo “di essere riconoscenti anche coi fatti”? Il sogno inconfessato era, ovviamente, di portare a Ruvo del Monte il suo capolavoro, “Il Mietitore di Basilicata”, dipinto nel 1906, lodato e premiato anche negli Stati Uniti: sogno purtroppo per ora irrealizzabile, dal momento che – pur avendo chiesto aiuti e consulenze – non se ne conosce l’ubicazione. Vengo a sapere, navigando in rete, che un dipinto di Piero Tozzi si trova a Moliterno (PZ) presso i Musei Aiello; la sorpresa e la gioia sono grandi, quando invece scopro che non solo i dipinti lì conservati sono cinque, ma che i responsabili plaudono alla possibilità di un’iniziativa del genere, e sono favorevoli al prestito delle opere a Ruvo. Grazie, dunque, alla estrema disponibilità dei Musei Aiello, e alla grande sensibilità del Parroco, don Gerardo Gugliotta, e dell’Amministrazione Comunale di Ruvo del Monte, che ha sostenuto l’iniziativa con il patrocinio, la mostra può essere realizzata, e Piero Tozzi – «artista di valore non comune, che altamente onora la terra che lo vide nascere, nonché la grande patria italiana» (lettera di C. Mazzarella al Direttore della rivista “Basilicata nel Mondo”, scritta da Firenze nel 1925 e pubblicata nel mese di novembre) – può tornare a Ruvo: per lui una “vacanza estiva”, come uno dei tanti ruvesi che tornano all’amato borgo, anche per assistere ai festeggiamenti in onore di S. Rocco e S. Donato. Quest’anno sarà presente anche lui!

Il lungo articolo su “Basilicata nel Mondo” (visionabile alla mostra) illustra le caratteristiche della sua pittura: «Sa cogliere motivi di paesaggio buoni di prospettiva, di luci e di sfondo, introducendovi elementi di umanesimo […]. Ma dove il Prof. Tozzi si dimostra artista veramente bravo è nella rappresentazione della figura, sia come quadro a soggetto determinato,sia come ritratto. La figura balza vigorosa in alcune sue opere […],la pittura diventa scultorea. Luci chiare vengono a noi dalla profondità cupa di ambienti privati, sui quali ha modellati i ritratti di fanciulli vivaci e ridenti, di giovani e vecchi venerandi, dall’aspetto pieno di dignitosa nobiltà. Teste espressive, atteggiamenti naturali, sfondi bene intonati, veridicità di espressione sono le sue particolarità ». Sulla rivista sono inoltre riportate le sue imprese patriottiche e le missioni umanitarie e diplomatiche, durante e dopo la Grande Guerra, oltre al primo dei due episodi che rendono così affascinante la sua storia, e di cui parlò all’epoca (1921) la stampa mondiale: il suo rocambolesco recupero e la restituzione, alla Pinacoteca di Bologna, di un dipinto del XV secolo (la “Madonnina” di Francesco Raibolini detto “il Francia”), che un giovane ladro italiano aveva rubato due anni prima e portato in America.

L’articolo di Roberto Di Napoli illustra in modo esauriente il successivo episodio, iniziato nel 1942 (ma c’erano stati dei precedenti, risalenti al 1930), con l’acquisto ad un’asta – da parte del Tozzi – di una scultura, che era ritenuta opera dell’artista rinascimentale Andrea Sansovino. Tozzi invece, con la sua grande esperienza, intuì – in base alle caratteristiche anatomiche e dinamiche – che l’opera potesse essere addirittura di Michelangelo. La fece esaminare in America, poi la portò a Firenze, dove fu studiata per due anni alla Casa Buonarroti da esperti di Michelangelo, i quali alla fine stabilirono che si trattava del “San Giovannino”, opera del grande Maestro, oggetto di leggenda da secoli e considerato ormai perduto. Dopo il riconoscimento, Tozzi riprese la scultura, di cui oggi non si conosce più l’ubicazione (probabilmente è finita in qualche collezione privata).

Piero Tozzi è stato dunque un uomo e «un artista di valore non comune, che altamente onora la terra che lo vide nascere», quella «ferrigna aspra nostra terra di Basilicata, che gli diede la fermezza del carattere e la dolcezza e gentilezza dell’anima meridionale » (lettera di C. Mazzarella, già citata).

Da parte nostra, la gioia e l’emozione di aver contribuito a questo suo ritorno a Ruvo del Monte, e la soddisfazione di aver chiarito qualche punto controverso della sua vita, anche se alcuni misteri restano, e altri ne sono addirittura venuti fuori. Con il tempo si cercherà di svelarli tutti, e di poter riscrivere la sua biografia, assieme a uno studio monografico della sua pittura, che a tutt’oggi non esiste.

Per ora, godiamoci il suo breve ritorno al paese natìo, a cui fu sempre molto legato, e rendiamogli un omaggio doveroso, visitando numerosi la mostra a lui dedicata al Museo Parrocchiale.

Lina Spedicato

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