L’ultimo Rapporto Svimez ha finalmente riconosciuto che i cervelli in fuga pesano sui bilanci familiari del Sud

Da anni con sacrifici “immani” ci siamo accollati come genitori lucani il peso dei nostri figli presso Università del Nord Italia e del Nord Europa.

L’ultimo Rapporto Svimez ha finalmente riconosciuto che i cervelli in fuga pesano sui bilanci familiari del Sud.

Adesso l’emigrazione lo ammette Giannola, Presidente Svimez, è solo giovanile.

Mi rivolgo soprattutto ai neo amministratori regionali: “Sarete in grado di riproporre il mega progetto “Cento Talenti” ?”

Badate bene ho detto Cento Talenti non Cento Parenti, come avvenuto da sempre nel passato.

Giannola ripete un cliché sul fenomeno dell’emigrazione dal Sud degli anni cinquanta e sessanta, quelli che hanno fatto l’industrializzazione del Nord.

Erano tutti uomini in maggioranza semi analfabeti rivenienti dalle campagne e dalle aree interne del Mezzogiorno.

Oggi la prima causa dei nostri cervelli in fuga va ricercata nella carenza strutturale di occasioni di lavoro qualificato.

Per queste serie motivazioni di fondo l’emigrazione è solo giovanile e intellettuale, in primis.

E’ il capitale umano che se ne va prosegue Giannola è un capitale umano che emigra precocemente perché sceglie le Università del Centro Nord e del Nord Europa.

Un vero circolo vizioso.

Assistiamo al rovescio della medaglia rispetto alla vecchia emigrazione : le rimesse al contrario.

Negli anni cinquanta e sessanta i nostri emigrati mandavano indietro ai familiari del sud le cosiddette rimesse.

Oggi, ribadisce Svimez, sono le famiglie meridionali ad aiutare i figli a sostenere l’enorme costo della vita nelle grandi città del Nord Italia e del Nord Europa.

Un fenomeno che solo per i giovani universitari è quantificato in decine e decine di milioni di euro.

A tutto ciò si aggiunge l’illogicità dell’autonomia differenziata.

Uno schiaffo alla discriminante positiva(dare di più a chi ha di meno)sostituendola con il dare di più a chi ha di più.

Fatta questa seria e sconcertante premessa vorrei ricordare ai neo amministratori regionali che la mancanza dei veri fattori industriali ha creato sudditanza e assenza totale di competitività.

Negli anni scorsi ci eravamo illusi che l’avvento dell’Università , la nuova stagione industriale della Fiat Sata e del Distretto del Mobile avrebbe innescato i tre pilastri della qualità dell’ambiente

Macroeconomico:

  • L’efficienza della P. A. ,
  • La nascita di imprese competitive nell’indotto;
  • Le nuove tecnologie.

Purtroppo i tre pilastri si sono sfaldati tra oasi di privilegi, debiti terrificanti delle aree industriali e fallimenti e non sono mai stati seriamente attivati e ci pongono in una situazione di estrema inadeguatezza.

Inadeguatezza che ha fatto dimenticare la tanto decantata complementarietà tra Nord e Sud dello studioso lucano Prof Luigi Magno e ribadita dal Prof. Galasso nella Biblioteca Giustino Fortunato di Rionero, qualche anno fa,

alla presenza del Presidente Napolitano.

So, caro direttore, di parlare di fuffa, fuffa vera.

Eppure noi lucani di buona volontà abbiamo creduto nella reciprocità del sistema economico italiano.

Le premesse c’erano tutte in Basilicata, dai grandi poli industriali al petrolio, dall’agroalimentare(la california italiana)al mobile imbottito.

Con tale complementarietà si aprivano scenari nuovi per la Basilicata con mercati e prospettive di sviluppo occupazionale, in primis, mai presi in seria considerazione .

Dovevano fiorire Poli e Centri di eccellenza, fervore universitario, intelligenze e talenti.

Oggi rifioriscono stupide rivalse e dibattiti vuoti, senza contenuto e sostanza, lo sviluppo futuro si fonda sulle Royalties e sullo stupro del territorio, tra l’eolico impazzito e le trivellazioni selvagge.

Se a tutto ciò aggiungiamo l’autonomia differenziata la frittata è fatta e noi illusi di sempre dobbiamo definitivamente soccombere.

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