Lo “spezzatino” Agrobios, un déjà vu ormai noioso

Nel mentre Gaetano Cappelli prende le distanze dall’odioso “lamentatoio”  lucano, il Consiglio regionale non demorde, ancora, una volta.

Un Consiglio regionale che prende in cura l’Agrobios con un ambiguo spezzatino e con la metodica di sempre.

Una quota dei tecnici  va in direzione ALSIA l’ altra viene dirottata verso l’Arpab.

Questo strano miscuglio di riassunzioni Agrobios tra Alsia e Arpab ci fa capire quanta approssimazione e quanta superficialità regna ancora sovrana nella Regione Basilicata e nelle sue componenti politico-dirigenziali.

Agrobios definito, forse, a torto, “centro di eccellenza”si ritrova in una ambigua  “strategia compensativa”.

Il Quotidiano che spero tanto non si faccia “incantare” dai pifferai nostrani  definisce questa strana metodica delle assunzioni lucane, prima esternalizzate e poi garantite dal pubblico denaro, con il termine abusato di : “Regionopoli”.

Regionopoli può sembrare  uno dei tanti tormentoni.

Non a caso da tempo immemore cerchiamo in tutti i modi (senza riuscirci) di incentrare  il dibattito su una  nuova e trasparente governance regionale.

Governance basata sui ruoli e sulle responsabilità  delle PP. AA. lucane (in primis, il sottogoverno dei boiardi) senza veli e senza ipocrisie.

Non è  pensabile che,  ancora, oggi,  vi siano atavici disservizi e vuoti di pianta organica con mancati  concorsi dirigenziali, mai espletati e caduti nell’oblìo, da oltre tredici anni (dal 1999 sic!).

Cercavamo una risposta  nei profili professionali, mai, adeguatamente, aggiornati,  alla competitività e all’innovazione.

La  totale mancanza di unicità di intervento e l’oligarchismo spietato  tra le varie strutture dirigenziali e dipartimentali, completano un  quadro negativo e  desolante.

Spero che la vittoria del centro sinista bersaniano (vocato alla partecipazione) faccia rinsavire la classe dirigente regionale per  riprendere adeguatamente  la metodica del mai dimenticato lavoro di gruppo interdipartimentale, frutto di onestà intellettuale e di carichi di lavoro, ben dosati.

Le progettualità sistemiche che  vedevano il coinvolgimento di più strutture dipartimentali devono essere riprese e rinvigorite da un processo manageriale e  “democratico” serio.

Siamo stanchi di assistere a  progettualità che si cibano  di scarso impatto e  di patogene chiusure.

Forse lo “spezzatino” Agrobios è l’ultimo esempio emblematico di una classe dirigente di dubbia onestà e competenza.

Classe dirigente che ha creato miracoli  dirigenziali e greppie per le loro  sfacciate filiere, ad usum delphini.

Tutto ciò, mal si concilia, con la metodologia, mai applicata concretamente  del “custumer satisfaction”.

Mai una vera analisi costi benefici a cominciare dagli stipendi d’oro degli apicali distrettuali delle nostre Aziende Sanitarie come i vari  Sociologi, psicologi e assistenti sociali vocati al vuoto lavorativo.

Figure che non seguono da decenni percorsi e itinerari metodologici testati e comprovati da Centri di eccellenza e università, come sperimentati con buon successo nel ventennio scorso.

Occorre invertire questa negativa e paurosa  tendenza.

La buona amministrazione lucana  deve mettere in campo, finalmente,  ricerca e primato.

Ricerca e primato assenti da anni nelle nostre strutture dirigenziali.

Urge attivare il  PERCORSO VIRTUOSO, fatto di Professionalità e Management e non di censo e di stupida fedeltà.

Il dibattito odierno teso a mettere al centro la questione della promozione del merito riguarda tutti i livelli apicali del sottogoverno regionale  e delle Aziende sanitarie, soprattutto, quelli creati ad hoc,  per una inetta  dirigenza, di dubbia professionalità.

Troppi “incarichi esterni” e  troppe esternalizzazioni dei servizi  (ora, speriamo, tagliati dell’80%, cosi cpme  annunciato da De Filippo) producono uno strano e  ingiustificato blocco nei vari dipartimenti interessati.

E’ il risultato di una disastrosa Regionopoli.

Troppe volte è intevenuta la Corte dei Conti.

I tanti buchi neri sono stati in parte tamponati da  “quell’agguerito plotone di funzionari, (sempre più rari) ligi al dovere.

A tutto ciò si assomma la mancata individuazione di un vero carico di lavoro e di un profilo professionale ben definito.

Si naviga a vista e i cosiddetti esperti “esternalizzati” fino a qualche mese fa confondevano ruoli meramente esecutivi con la mera supplenza.

Tutto ciò in barba ai contratti e alle deliberazioni finalizzate alle assunzioni di questo  personale, sulla carta, altamente professionalizzato, ma, di fatto obbligato alla mera e ordinaria gestione.

La Regione Basilicata iperpremiata dalla UE  si è sempre  misurata  sul grado di conoscenza e di competenza esercitato dai  propri dipendenti.

La figura del funzionario  copriva e surrogava le defaillances di un Dipartimento, “poco professionalizzato” e “poco organizzato”.

La figura del funzionario regionale  supportava eventuali manchevolezze degli Enti Locali e  degli  enti sub regionali.

Un corpo unico era rappresentato da funzionari  e strutture produttive sul territorio.

Oggi quell’immane impegno è stato sostituito da “scollamento e disistima “reciproca tra  funzionari di ruolo  e presunti esperti esterni”.

Un egoismo mutuato, da forme di cinismo, da pressappochismo e chiusure che  hanno  preso il posto del mai domo rapporto fraterno e sincero instaurato dai funzionari vecchio stampo.

Non è solo oligarchismo e chiusure, sembra che nei nostri Uffici regionali regni sovrana la “discordia”.

Tutti armati di rabbia e pronti a  “denunce” e a  “vertenze”.

Il funzionario  deresponsabilizzato dalle “incombenze ” non rappresenta più il “referente ” dell’utenza.

” Regionopoli ” ha  completato questo devastante contesto ed ha ulteriormente inaridito rapporti umani e tolleranza”.

Un clima di solidarietà e di reciproco “mutuo soccorso” è per sempre bandito.

Chi paga questo infernale status quo?

Oggi, putroppo, i temi dello sviluppo lucano non potranno più costruire una governance che parta dal basso.

Troppi sono i Progetti  vanificati da una assurda gestione oligarchica e  approssimativa.

Bisognerebbe invertire del tutto l’attuale modus operandi e  coinvolgere in forma adeguata e sostanziale  tutta la struttura dipartimentale.

Non a caso i  “rapporti di convenzione” con personale esterno  risultano scollati dalla realtà e alimentano la deresponsabilizzazione degli stessi  dipendenti  di ruolo.

Tutti  i cittadini avvertono questo disagio.

Tutti i cittadini  avvertono questa grave forma di scollamento.

Tutti i cittadini lucani hanno preso coscienza che incarichi e consulenze sono gravate da ulteriori forme di tassazione.

E’ una manchevolezza che si ripercuote sui fatti produttivi  e sul loro  mancato effetto moltiplicatore, foriero di occupazione giovanile.

Non è pensabile continuare a riproporre progetti calati  dall’alto senza aver fornito una chiara ed univoca strumentazione di base.

Regionopoli non sarebbe esistita se si fosse  attivata  con serietà la “capacità di impatto” delle nostre progettualità  con la vera committenza,  come prodotta e verificata nei decenni scorsi.

Per queste serie ragioni occorre evitare la proliferazione di esternalizzazioni senza vere professionalità, attivare l’etica della responsabilità riproponendo  il rapporto sincero e ravvicinato del recente passato  tra Amministratori, funzionari di ruolo e cittadinanza e imprese ” eticamente ” attive , senza filtri e senza veline.

Forse, non tutti hanno compreso l’importanza della nomina della Rosa Gentile alla Vice presidenza della Confartigianato.

Oggi, la globalizzazione  e l’Unione europea ci impongono  di coinvolgere le istituzioni  e le realtà  economiche locali e, soprattutto, di mettere in campo le energie migliori, per chiudere, definitivamente,  con spezzatini, lentezze, furbizie e scaltrezze, ormai desuete.
Farsi promotori di un  nuovo  “ruolo guida” multidisciplinare e meritocratico significa  coinvolgere  seriamente  competenti   funzionari  regionali ed  esperti , con ruoli, ben individuati, ben definiti e ben codificati.

Solo con una simile metodica si  abbattono  concretamente    gli odiati  privilegi di ” Regionopoli” e le furbizie da basso impero della politica politicante.

mauro.armando.tita@alice.it                                            

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