Le denunce di Leo Amato tra LUIGINI e figli d’arte

Quello che ha denunciato Leo Amato sugli specializzandi medici figli di… con relativi assegni  a carico del Bilancio Pantalone è una prassi normale per la Basilicata dei LUIGINI .

Molte volte, pur ignorandola, atti e fatti concreti basta leggere il cognome e si risale immediatamente  alla famiglia e alla casta.

Il Marchese del Grillo rivolto agli specializzandi medici  avrebbe sicuramente proferito “Noi siamo NOI e Voi popolo lucano non siete un c….”.

Qualche tempo fa abbiamo ripreso e commentato con dovizia di particolari  le intercettazioni  pubblicate sul Quotidiano riguardanti il filone “Potere e Sanità”.

Ci siamo “sbizzarriti” in una amara, lunga e approfondita  analisi socio-politico-“medica” senza veli e senza ipocrisie.

 

Quello che appariva  a tutti sorprendente al sottoscritto e a tanta seria opinione pubblica lucana era la morbosità del clientelismo di natura sanitaria.

Non ci sorprendevano  solo i nepotismi e i poteri partitocratici (sempre gli stessi), ma, la naturalezza come si costruivano le carriere mediche e quelle dirigenziali.

Un dato restava  importante e significativo e ci faceva  tanto riflettere.

Il dato che ci  faceva  riflettere oltremodo  era  basato sui pochi mesi di interecettazioni e sulla “celerità” delle miriadi di “operazioni ” poste in essere,  sia in termini di assunzioni   che  di comandi, di trasferimenti e di concorsualità.

Carriere, Comandi, trasferimenti denunciati ultimamente anche dalla Corte dei Conti.

Tutto avveniva con uno snellimento burocratico da schianto.

Uno snellimento che potrebbe  far impallidire Letta  alle prese con i suoi Decreti del fare.

Nelle varie intercettazioni i  cosiddetti “raccomadati” o figli di… per dirla alla Leo Amato facevano  parte delle caste di sempre ( politici,  medici,  oligarchi vari ,a cui si aggiungevano docenti  universitari di varia natura e circostanza).

Il popolo lucano e la meritocrazia erano e sono sempre stati  un puro optional.

L’aria che si respira in Basilicata dopo secoli di oligarchia pura è ,oggi,veramente triste e malinconica.

La CEB che lancia, oggi, il suo SOS farebbe bene a riflettere sulle tante assunzioni negli Enti di F. P di natura cattolica.

Eravamo e siamo al famoso bivio.

A tal proposito i giovani lucani dopo questi ulteriori misfatti saranno  più consapevoli o saranno sempre più  pavidi e fatalisti?

Ce lo siamo chiesti qualche giorno fa.

Ce lo richiediamo, oggi, alla luce delle denunce di Leo Amato.

Ormai tutti hanno preso consapevolezza che il Marchese del Grillo  era ed è sempre più presente nelle stanze del potere lucano.

Le denunce di Leo e le intercettazioni pubblicate dal Quotidiano  scoprono il vaso di Pandora e fanno riflettere il padre di famiglia cassintegrato, il pensionato minimo e, soprattutto,  il giovane laureato  inoccupato.

Qualche organo di stampa preferisce  glissare su tali argomenti: sostiene che la privacy è intoccabile come lo sono questi figli d’arte.

Le denunce di Leo Amato, oggi ,e le intercettazioni di ieri, sono salutari, perchè per la prima volta mettono alla berlina tanti modus operandi che la maggioranza dei lucani riteneva e ritiene scontati.

Eppure c’è in Basilicata nuova, una piccola oasi  legale, che reclama trasparenza negli atti e nei fatti.

Sono quelle avanguardie giovanili che si rispecchiano nel volontariato e nell’associazionismo.

E’ difficile che nelle sedi onlus si parli di clientelismo o di concorsi regionali ,di Consorzio misto, di Convenzione, di Stage,di Contratto  Junior e Senior, di long e short list.

Sono assunzioni che fanno lievitare l’occupazione pubblica  e fanno  emigrare tanti cervelli che hanno la sfortuna di essere nati  fuori dalla tribù.

Le denunce di Amato e le intercettazioni devono servire  ad accelerare le riforme.

Le riforme  quelle  vere, quelle tarsparenti.

Non “il riformismo di facciata”, che a distanza di quarantanni ripropone i soliti  metodi, obsoleti e tribali.

Siamo stanchi di vedere i soliti burosauri e le solite manfrine finalizzate a scopi occulti.

Non a caso le  mancate ristrutturazioni dei  dipartimenti regionali  ne sono la conferma più lucida.

La fuoriuscita dall’obiettivo 1 non è  stata ancora  del tutto recepita.

Il programma comunitario posto in essere dalla Regione nel prossimo sessennio 2014/2020 non ha ancora avuto la giusta veicolazione nelle strutture gerarchico- funzionali e per certi versi si naviga a vista con sprechi inopportuni denunciati da Corte dei Conti e addetti ai lavori.

Le strategie occupazionali concrete non esistono, tutto è ancora basato sulla mera capacità di spesa senza alcuna finalizzazione produttiva.

Forse assisteremo ancora per un  ulteriore sessennio ai piccoli interventi guscio, di nicchia e a macchia di leopardo,  senza alcuna ricaduta occupazionale, ma, con il positivo giudizio dei funzionari UE.

Forse assisteremo dopo il brillante risultato del Comitato di Sorveglianza ad ulteriori assunzioni di formatori  e avremo tante altre Società  accreditate.

Saremo ancorati sempre  a quel  PIL drogato e pilotato  dalla nebulosa galassia  FIAT, senza alcun beneficio concreto per i piccoli borghi interni.

I piccoli borghi saranno sempre più cimiteri dei vivi  e saranno sempre più dimezzati.

Mancherà la passione civile e l’entusiasmo e saremo sempre più tristi e melanconici.

Cresceranno sicuramente  nelle prossime elezioni regionali di novembre gli elettori entropici, quelli dediti all’astensionismo.

Ci sarà un  nuovo esodo giovanile, nonostante, lo scossone della Corte dei Conti e le nostre noiose denunce.

Ci sveglieremo sempre più vecchi e  sempre  più demoralizzati.

mauro.armando.tita@alice.it

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