l tour di Niki Vendola e le nostre “vecchie” denunce condite da un silenzio assordante

Dal “pastrocchio” della Provincia bisognava uscirsene con una chiara e univoca  decisione…lasciare fare al Governo Monti, autore dell’ambiguo provvedimento, come avvenuto in Puglia.

L’appello di Niki Vendola sulla “civile” Matera è da condividere in toto.

Da secoli,  noi uomini di buona volontà, confortati da tante serie associazioni del  volontariato, Pro Loco di Ruvo, in primis, declamiamo nel deserto e urliamo alla luna, senza avere alcun timore referenziale verso i cosiddetti poteri forti.

Da secoli fotografiamo la società lucana nella speranza di intravedere segnali di rinnovamento nella prassi civica.

Da secoli  predichiamo l’umanizzazione della burocrazia e il ricambio generazionale  con giovani vogliosi di futuro lucano e di meritocrazia.

Da secoli aborriamo ogni forma di familismo amorale, di privilegi e  di ipocrisie, concetti, ora  ripresi pure  da Niki Vendola,  in quel di Matera.

A tal proposito non abbiamo tralasciato le tante ombre che si addensavano e si addensano sulla nostra UNIBAS.

Le  disfunzioni della Facoltà di Farmacia e il  tanto  deprecabile pendolarismo dei professori conferma, crudelmente, le tante denunce dei nostri precedenti reportages.

Per fortuna un flebile lumicino di speranza ce  lo riserva, forse,  la  Corte dei Conti e tutta la stampa locale  smuovendo  acque stagnanti, ormai putride.

Le denunce di questi ultimi giorni della Confartigianato lucana  su un presunto esubero di mille unità negli organici della Regione Basilicata confermano che il motore produttivo (le PMI) della nostra economia non sopporta più nè lo status quo  nè le vergognose  indennità dei dirigenti regionali (soprattutto, quelle del sottogoverno) e, soprattutto, quelle   intascate dai consiglieri   regionali, da noi, già, denunciate, nel lontano  gennaio scorso , dopo il preciso e puntuale editoriale di  Sergio Rizzo pubblicato  sul Corriere della Sera.

Denunce che non erano  disgiunte dal primato ,tutto lucano,  dello scandalo dei “monogruppi”.

Se la confusione e il cinismo “regionali” regnano sovrani ,nonostante i provocatori e iper-razionali interventi del direttore Leporace e della Serino vorrà dire che  la classe dirigente  lucana è  ancora  tribale e feudale, resiste a qualsiasi rinovamento e non ha alcuna intenzione di avviare la stagione del riformismo.

Una classe dirigente che, nonostante, i tanti proclami,  tesi all’equità sociale e al buon esempio, non si scompone di un millemtro.

Le tante promesse di “razionalizzazione” delle spese e i mancati provvedimenti sulle royalties delle acque e delle acque minerali,in particolare, dimostrano , che non vi è alcuna volontà politica di intervenire seriamente e razionalmente.

Tutto è risucchiato dal vortice della partitocrazia dei demagoghi di sempre.

Quante  nostre provocazioni  in primis ,la questione   petrolio…sono cadute nell’oblìo,   con tanto  amaro disappunto.

Le alte  indennità percepite dei burosauri regionali(vedi SEL ,Acquedotto lucano, Acqua SpA ecc.) hanno scosso il popolo lucano immerso, come sempre, in un  letargo ingiustificato .Questa volta  vi è un qualcosa in più.

Non sono più   tollerate queste disgustose sperequazioni.

Grazie alla stampa locale il popolo bue sta prendendo coscienza.

L’homo sapiens lucano, finalmente, organizza le sue capacità di pulsione.Si prende atto della cruda realtà senza se e senza ma.Il Fortino dei politici furbi e silenti  non è più inespugnabile.La goffaggine non è più di casa.I nervi scoperti sono stati intaccati.

Non sarà tanto facile fare proclami sui giornali.

E’ troppo tardi  per rimediare sarebbe stato opportuno chiedere scusa alla comunità lucana o zittire.

Le giustificazioni di sorta aggravano la situazione e rincarano la dose.

Per lor signori  coniugare  il vissuto con il teorizzato è puro optional.

In tutto questo baillame ci rattrista, ancora una volta, il silenzio della Chiesa Lucana.

Cerchiamo, senza riuscirci e in tutti i modi di coinvolgere le istituzioni ecclesiastiche per il loro forte ruolo esercitato sulle popolazioni lucane e per il loro forte radicamento sul territorio.

Qualche volta ci riusciamo (vedi denuncia su  Morti Bianche e CPT di Palazzo S. G.).

Tante altre volte NO, compreso gli ormai dimenticati Stati Generali del Lavoro.

Per queste ragioni non abbiamo mai amato le insensibilità e le indifferenze.Non sopportiamo la cappa di silenzio  scesa sui sopracitati  Stati Generali del Lavoro, tanto  agognati dalla CEB (Conferenza Episcopale Basilicata),  qualche tempo  fa, dopo  vasta eco mediatica e dopo una deprimente  perdita  di oltre 9000 unità lavorative.

Non abbiamo mai amato i preti e gli uomini della Chiesa che giustificano “le contestualizzazioni”(vedi mons. Fisichella).

Amiamo, però,da sempre i don Diana, i Don Puglisi,  i Don Benzi, i Don Milani, i don Ciotti e i  Don Bello.

La loro umiltà  ci guida da sempre.

Speriamo, almeno ora, con questa devastante crisi economica e morale,  in atti e fatti concreti.

Speriamo in una scossa che non si cibi del solito fatalismo e del solito  appiattimento sociale.

Non sopportiamo più il silenzio “plumbeo” da noi denunciato,  qualche anno fa,  tanto meno i “muti agevolati” del sottogoverno regionale della partitocrazia lucana.

Vogliamo una Chiesa di frontiera  presente e viva sulle problematiche lucane  e non vogliamo  più  una Società anoressica in tema di “dignità” e di  orgoglio.

La società, in special modo quella politica, come sosteneva Don Sturzo, non è una entità  o un organismo al di sopra dell’individuo è parte attiva e integrante del suo vivere.

Mancando questo elementare e sacrosanto principio, il nichilismo e il relativismo in Basilicata  saranno sempre  più  “contestualizzati”  da forme di cinismo e di protervia,  che, noi uomini di buona volontà,  non possiamo più giustificare.

La cultura civile, la dignità  e l’orgoglio  devono essere patrimonio degli uomini lucani seri e  reattivi.

Non possiamo vivere in Basilicata  in una indifferenza e in una stucchevole ipocrisia all’infinito.

A tal proposito, ob torto collo, speriamo di non essere costretti,ancora una volta, e con tanto  rammarico  a richiamare il famoso aneddoto di Albert Einstein: Solo due cose sono infinite: “L’universo e la stupidità umana”.E non sono sicuro della prima.

Almeno, oggi,  dopo tante prese in giro e tanta demagogia  reagiamo civicamente da uomini con schiena dritta, dotati di  veri attributi e di vere  biglie d’acciaio e non delle solite palle di velluto.

Lo ha ribadito, perfino, Niki Vendola nel suo tour lucano.

Lo ribadiamo pure noi lasciando in soffitta le nostre  paure, le nostre  fobìe e le nostre fragilità.

mauro.armando.tita@alice.it

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