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  1. Giuseppe Giannini

    La serata promossa dalla Pro Loco è servita da promozione del libro del presidente emerito della Corte costituzionale, il quale ha cercato di esprimere la sua visione della contemporaneità, svolgendo uno sguardo a ritroso, con la complicità acritica dei presenti al tavolo della discussione, folgorati da un certo timore reverenziale.Sarebbe stato interessante affrontare le questioni “scottanti”, in particolare il ruolo del potere (istituzionale e dei media) durante gli anni pandemici e nel mezzo del conflitto Nato/Ucraina-Russia, ma per questioni di tempo non è stato possibile, anche perchè alcuni interventi preliminari si sono prolungati oltre il dovuto.Dall’alto delle sue competenze Mazzella ha sottolineato come la narrazione mainstream sia deficitaria e propagandistica, e quindi affine al gioco di chi detta la linea da seguire.Chissà quanti fra i presenti in sala hanno sollevato dubbi sull’opportunità del siero-vaccino o del green pass e quanti per viltà/complicità si sono piegati, ma gli italiani si sa hanno la memoria corta.E questo riguarda in particolare i politici in sala (in tour pre-elettorale?) i quali in quanto facenti parte di partiti affini a questa linea hanno qualche responsabilità in più dei semplici cittadini.In particolare il Mazzella (che è stato comunque uomo delle istituzioni) c’ha tenuto a sottolineare il ruolo importante che riveste la razionalità ( e libertà) del pensiero.Criticando gli ismi, e un certo attaccamento fideistico presente tanto nelle ideologie novecentesche quanto nei dogmatismi religiosi egli ripone tutta la sua fiducia nell’individuo.”Chi crede non pensa” dice, ma tale semplificazione ignora il fatto che da sempre le masse hanno bisogno di credere in qualcosa, di identificarsi e sentirsi parte di un progetto.La novità attuale è che mentre le correnti di pensiero di una volta, senza tirare in ballo l’auctoritas o il carisma di Weber, avevano il pregio di indicare un orizzonte, tenendo insieme appunto le masse, anche con l’autorevolezza delle leadership, quelle attuali (laiche e non) parlano la stessa non lingua, rappresentata da slogan autoreferenziali ed impersonificata da demagoghi.E’ la ragione che guida l’individuo dice Mazzella, tuttavia anche questa visione può essere vista come “cieca fiducia” nell’individuo, che è tipica del liberalismo.Un post-illuminismo come versione aggiornata della razionalità umana.L’epoca attuale di certo non è quella che ha visto nascere “il superuomo”, ma è proprio quella che mette al centro l’individuo, solo che invece dell’homo sapiens ci troviamo di fronte all’homo oeconomicus.Un’altra razionalità ha vinto, ed è quella tecnico-scientifica.Altro punto trattato è stato quello che vede l’Italia, da ottanta anni, e in conseguenza dell’intervento liberatorio americano e del Piano Marshall come succube della volontà imperialistica degli USA.Si può convenire certamente, ma anche qui quante fra le forze partitiche di governo e di opposizione sono in grado di mettere in discussione l’appartenenza alla Nato? Cosi mentre i politici di professione presenti in sala annuivano, allo stesso tempo mal celavano il loro esser parte integrante di partiti che si prestano agli interessi di dominio americano.Infine, l’attacco alla Costituzione.Quasi un paradosso per qualcuno, invece volto a ribadire la sua visione liberale, quella che privilegia l’individuo oltre la dimensione collettiva (che invece appartiene alla democrazia), e che proprio la Costituzione, come sintesi del compromesso tra culture diverse (democristiana, socialista,comunista, repubblicana ed anche liberale) ha cercato di tutelare.Si può pensarla come si vuole, ma ahimè, non si può trascurare il cambiamento di paradigma avutosi da oltre un trentennio, e che segnando “la fine della storia” ha imposto il predominio dell’ideologia unificante, quel pensiero unico livellato verso il basso che si chiama neoliberismo.

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