Nei giorni scorsi è morto il sociologo Domenico De Masi, Padre del Reddito di Cittadinanza.
Seguivo De Masi dagli anni settanta con le sue estemporanee proposte sulla decrescita felice e sull’ozio creativo.
Le sue tre proposte per lenire la disoccupazione strutturale del Mezzogiorno le avevo sempre considerate mere provocazioni , mi avevano convinto solo parzialmente:
1)Distribuire la ricchezza che c’è, prescindendo dal criterio di lavoro che non c’è;
2)Rieducare migliaia di cittadini abituati a centrare la propria vita sul lavoro, in modo che imparino a riprogettarla sul “non lavoro”;
3)Offrire un salario minimo ai ragazzi universitari in corso con gli esami (Unica proposta che accolgo favorevolmente).
Erano le tre proposte cardine che parzialmente si sono concretizzate con i vari Ristori, i Redditi di cittadinanza, gli assegni sociali, le casse integrazioni in deroga quasi a voler confermare l’avvenuta “Rieducazione” per milioni di cittadini che hanno brillantemente riprogettato la propria esistenza sul “non lavoro”.
Era un Modello che distribuiva ricchezza a chi non la produceva in barba al Modello liberista e capitalista che la ricchezza la produceva ma non la sapeva distribuire.
De Masi non aveva mai sufficientemente riflettuto o analizzato seriamente lo stupendo “Laboratorio Scientifico-Assistenziale” della Basilicata degli ultimi decenni.
Anni di vuoto assoluto nel campo delle politiche attive del lavoro caratterizzato da un patogeno moltiplicarsi di misure iperassistenziali, illimitate e parcellizzate con un crescendo di “politiche passive del lavoro” frutto di cig secolari in deroga e di cosiddetti lavori socialmente utili.
Un precariato insopportabile che non ha mai risolto il problema atavico della disoccupazione lucana facendo crescere a dismisura l’esercito degli assistiti.
Ecco il vulnus alimentato in Basilicata per secoli da provvedimenti assistenziali mummificati, arricchiti e potenziati che hanno soffocato l’economia sana e comprato il consenso della numerosa platea degli “ultimi”.
Una Platea mai rimossa…dai braccianti forestali ai giovani precari della P. A., dai lavoratori socialmente inutili ai “piagnucolosi gemebondi” .
Se nel passato sono stati ideati, progettati e regolamentati (con onestà e chiarezza interpretativa) i Mega interventi vocati alla Formazione e al Lavoro e non al mero assistenzialismo, becero e incontrollabile, lo si deve a quelle poche “Oasi” presenti in Regione che hanno saputo combinare ricerca e innovazione, intelligenza e intuito.
Oasi ancorate solidamente alle reali prospettive di mercato.
Reali prospettive di imprese caratterizzate da serietà e da fiducia verso il futuro che hanno da sempre bandito l’imprenditoria di rapina e del mordi e fuggi, il fondo perduto o altre diavolerie assistenziali, abbracciando l’efficienza e l’equità , uscendo dalle nicchie “autoctone” e proiettandosi sui Mercati Nazionali, Europei e Globali.
Noi che siamo i Costruttori della speranza desideriamo coinvolgere i giovani lucani, quelli più preparati, quelli più attrezzati, quelli più “affamati” di idee e progetti per porre in essere una stagione ambiziosa di seria “formazione specialistica” finalizzata all’occupazione concreta abolendo per sempre le “aree formative di parcheggio” .
Armando TITA
Sociologo