In uno dei tanti canaloni che solcano le fiancate del monte Vulture (Pz), si stagliano verso il cielo due imponenti alberi; uno è l’albero di Roverella o Quercus pubescens, comunemente conosciuta come quercia. E’ un albero della famiglia delle Fagaceae, endemica del bacino del mediterraneo e dell’Europa centromeridionale, cresce praticamente in tutta la penisola nelle zone assolate ad una quota variabile tra il livello del mare e i 1.000 metri di altitudine.
La Roverella è una delle specie di querce più diffuse in Italia, cresce spontaneamente su terreni assolati ed è molto resistente a lunghi periodi di siccità, durante l’inverno le foglie secche restano quasi sempre attaccate ai rami. La foto della Roverella, qui sotto riportata, si trova in località Fontana dei Piloni (monte Vulture) a circa 1.000 mt. slm, sul lato nord-ovest della montagna, grazie alla straordinaria fertilità del suo terreno di origine vulcanica e alle condizioni climatiche favorevoli, è stata possibile una crescita rigogliosa di tale specie.
Una maestosa Roverella che si erge per oltre 15 metri e con una circonferenza alla base del tronco di 380 centimetri.
Un altro albero di grandi dimensioni, si trova a pochi metri dalla Roverella ed è il Fagus selvatica, conosciuto con il nome comune di faggio selvatico o faggio europeo, facente parte della famiglia delle Fagaceae (la stessa a cui appartengono anche la roverella e il castagno), può arrivare a superare i 30 metri di altezza con un diametro della chioma di 10-15 metri, si trova con facilità partendo da una quota di circa 500 mt. slm. sulle Alpi e di 900 mt. slm. sugli Appennini, ma se le condizioni climatiche sono a suo favore, vive anche molto più in basso.
La foto del Faggio, riportata all’inzio dell’articolo, ha un’altezza che supera i 18 metri e con una circonferenza alla base del tronco di ben 620 centimetri.
Per cercare di far percepire la grandiosità di questa pianta, di seguito sono pubblicate 2 foto, in una delle quali compare anche la mia fedelissima Shila, che aiuta a capire meglio l’imponenza e la straordinaria bellezza di questo Fagus selvatica.
Con l’auspicio è la speranza che anche le future generazioni possano godere ed apprezzare la bellezza di tali meraviglie della natura, impegniamoci a sensibilizzare ed educare sempre di più, giovani e meno giovani al rispetto dell’ambiente che ci circonda.
Giuseppe RICCI
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