Nel suo discorso al Senato, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha molto insistito sulla necessità di fare degli ITIS (istituti tecnici) un “pilastro importante del sistema educativo”, così come avviene in Francia e in Germania. “È stato stimato – ha precisato Draghi – in circa 3 milioni, nel quinquennio 2019-23, il fabbisogno di diplomati di istituti tecnici nell’area digitale e ambientale”. E ha continuato: “Il Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza assegna 1,5 md agli ITIS, 20 volte il finanziamento di un anno normale pre-pandemia”. Concludendo: “Senza innovare l’attuale organizzazione di queste scuole, rischiamo che quelle risorse vengano sprecate”.
Prendendo spunto da questa indicazione molto netta contenuta nelle dichiarazioni programmatiche del presidente del Consiglio, Armando Tita ha opportunamente richiamato – in un articolo apparso sulla “Gazzetta del Mezzogiorno” – l’importanza del “tasso di coerenza fra formazione impartita e sbocchi occupazionali”. E ha ricordato una fase molto vitale dell’impegno di dirigenti e funzionari della Regione Basilicata a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso. Essi utilizzavano il Fondo sociale europeo per progettare e realizzare i mega corsi di formazione sull’artigianato e sulla forestazione produttiva finalizzati a creare effettivi posti di lavoro. “Rientrarono” nelle aule e nei laboratori formativi e aziendali sette mila addetti forestali e oltre duemila giovani contrattisti.
Dopo quella fase, è mancata una seria programmazione formativa regionale e di un intervento finalizzato all’occupazione di giovani e donne. E quei funzionari “motivati” hanno vissuto amaramente un lungo periodo di emarginazione e di solitudine.
Ora sembrano esserci le condizioni per rilanciare un impegno volto a creare lavoro. Si è parlato di queste potenzialità sempre sulla “Gazzetta del Mezzogiorno” in un’intervista di Massimo Brancati a Francesco Somma (presidente di Confindustria lucana) e in articolo di Vincenzo Tortorelli (segretario della Uil Basilicata).
Sulla stessa lunghezza d’onda, Andrea Di Consoli ha dedicato una delle sue “Lettere Lucane” su “lecronache.info” all’iniziativa promossa dall’assessora alle attività produttive del Comune di Tito Giusy Laurino. Essa è riuscita a mettere in relazione le scuole, i centri di ricerca e le università con le più importanti imprese che operano nell’area industriale di Tito. E con questo innovativo “metodo di avvicinamento”, inventato dall’amministrazione comunale, studenti tecnici, liceali e professionali hanno avuto nell’ultimo anno e mezzo la possibilità di avvicinarsi a realtà industriali come Hitachi Rail, Omnia Work, Gruppo Elemaster, Stm, Materya, ecc., con il risultato che su 140 studenti sinora coinvolti ben 30 sono stati assunti a tempo indeterminato dalle principali aziende che operano a Tito.
“Mi piacerebbe che Tito diventasse il polo dell’alternanza scuola-lavoro per le inespresse possibilità dell’area industriale” ha risposto Giusy Laurino a Luigia Ierace che l’ha intervistata per la “Gazzetta del Mezzogiorno”.
Esperienze concrete come questa devono diventare buoni progetti per svolgere il tema che alcuni titoli e alcune somme allocate nel Next Generation EU ci chiedono di mettere a terra. I tempi stretti di realizzazione impongono di mettere in campo progetti in grado di essere rapidamente realizzati. Ora si può fare.
Alfonso Pascale