Brienza (Pz)
Fabio Cocchia e Fotogrando Basilicata
(impaginazione a cura della Pro Loco di Ruvo del Monte)
Brienza, dal latino burgus, borgo o da burg luogo fortificato, di derivazione longobarda.
Le sue origini risalgono forse al VII secolo, quando una comunità di pastori s’insediò nella zona di S. Martino, contemporaneamente sorse la costruzione di una roccaforte longobarda ( Burgentia ) che difendeva e controllava la vallata sottostante.
Il primo nucleo sembra datare al VII secolo dopo Cristo; il borgo antico si sviluppa sopratutto dopo il 1000, tutto intorno al castello.
Colpisce il visitatore con il suo fascino immediato e misterioso che fa di Brienza uno dei centri di origine medioevale più interessanti del mezzogiorno.
E’ solo dopo il terremoto del 1857, però, che si sviluppa definitivamente il nuovo quartiere e l’edificazione di numerosi palazzi con i loro pregevoli portali di pietra.
SCORCI DI BRIENZA | |
![]() Panorama |
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![]() Per le vie di Brienza |
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![]() Torrente Pergola |
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![]() Fontana a Piazza del Sedile |
Il sacerdote Giuseppe Paternoster (1823-1888) accenna a quel periodo di tempi procellosi, in cui le continue invasioni barbaresche costringevano i Popoli aridursi in luoghi pressoché inaccessibili, per cansare stragi e rapine, secondo Giuseppe Gattini, Brienza veniva”nomata Burgentia”.
Il borgo medioevale di Brienza riveste un notevole interesse storico ed ambientale, per le sue caratteristiche storiche, culturali, morfologiche e tipologiche.
La parte più alta è interamente occupata dal castello Caracciolo, mentre il borgo vero e proprio è costituito da piccole case di due o tre piani, realizzate in pietrame con tecniche modeste, il borgo si presenta oggi in stato di avanzato degrado per i danni subiti dai terremoti del 1857 e 1980.
Lo stemma – A forma di scudo sannitico con una fascia mediale riportante l’iscrizione “BRIENZA FEDELE” che divide lo stemma in due campi. In quello superiore tre torri alludono al Castello Caracciolo, mentre in quello inferiore due braccia con mani si stringono in segno di amicizia e solidarietà.
Lo stemma di Brienza
IL CASTELLO – La storia del Castello e di tutta Brienza è fortemente legata a quella della Famiglia Caracciolo, che fecero di Brienza un centro molto prestigioso, che governarono sino al 1857, da allora, il castello passò in mano ad una serie di diversi amministratori, i quali cominciarono a vendere diversi oggetti del maniero; il colpo di grazia alla costruzione fu dato dai diversi terremoti che colpirono Brienza e la Basilicata a partire proprio del 1857.
Il borgo ha conosciuto diversi terremoti e varie fasi d’abbandono, ultimo quello del 1980, nel Medioevo si presentava protetto, secondo il metodo delle fortificazioni longobarde, con le case addossate le une alle altre, che costituivano una valida difesa da eventuali attacchi nemici; una scalinata in pietra, a cielo aperto, conduce ad un terrazzo a terrapieno posto davanti all’ingresso principale.
Un’antica tradizione attribuisce al castello 365 stanze, una per ogni giorno dell’anno.
IL CASTELLO DI BRIENZA | |
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“Notti al Castello” è un evento imperdibile, tra luglio ed agosto si può rivivere, in un’atmosfera quasi magica, lo scorrere del tempo di un’altraepoca, i suoi riti, le note arcaiche degli anni di Carlo d’Angiò in cui gli abiti, i sapori e le usanze riaffiorano negli stessi luoghi di un tempo, ma con un salto temporale di secoli e secoli.
E così, percorrendo le intricate stradine dell’antico borgo, originariamente chiamato “Burgentia”, si possono rivivere attimi di vita quotidiana del tempo che fu, tra esposizioni di oggetti d’epocae degustazione di prodotti tipici, per arrivare poi, ai piedi del castello dove è lì che inizia il vero “viaggio nel tempo”.
La leggenda di Bianca da Brienza – Una bellissima donna che visse nel castello attorno alla metà del 1300.
Amava vivere nel lusso e negli sfarzi, e pare che possedesse un ingente tesoro, a tal punto che, durante le feste ed i ricevimenti che spesso si tenevano nel Castello, ella si presentava vestita di soli gioielli, e che, a volte, facesse il bagno in una tinozza piena di monete d’oro; si dice anche che il tesoro fosse custodito nella 366-esima stanza del castello, che era una stanza segreta ed inaccessibile, di cui solo Bianca e la sua fedele ancella conoscevano il modo per accedervi.
Tuttavia, un giorno, mentre viaggiava verso Amantea, Bianca fu rapita dai pirati e portata ad Algeri, dove un ricco pascià si innamorò di lei e la trattenne con se; da quel momento, si perse ogni traccia e soprattutto non si seppe più nulla del suo tesoro, che, si narra, è ancora nascosto nella stanza segreta del castello, tutt’oggi introvabile, e chi avrà la fortuna di trovare questa stanza, potrà impossessarsi del tesoro di Bianca.
La statua di Francesco Mario Pagano, realizzata dallo scultore Achille D’Orsi nel 1890, domina la piazza del Municipio da centoventicinque anni, segnalando con la sua presenza l’opera e la la vita del filosofo e giurista burgentino, martire della Repubblica Partenopea. Il suo monumento bronzeo si erge maestoso e solitario, quasi a rimarcare una nuova presenza e riditribuzione di quello spazio nella società.
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![]() La statua di Francesco Mario Pagano |
![]() Il convento dell’Annunziata |
![]() Il Convento dell’Annunziata |
Il Convento dell’Annunziata (oggi sede del Comune) – fu commissionato dai Caracciolo nel 1571 al Pignoloso di Cava dei Tirreni, conserva nel chiostro un ciclo di affreschi di Pietro Giampietro da Brienza datato 1740, con la soppressione degli Ordini religiosi (1866), l’antico convento dei Frati Minori Osservanti e l’annessa Chiesa dell’Annunziata, edificati nel 1570 (su progetto dell’architetto Cafaro Pignoloso di Cava dei Tirreni), fu ceduto e il Comune di Brienza, provvide a trasformarlo in sede municipale.
Conserva nel chiostro un ciclo di affreschi di Pietro Giampietro da Brienza datato 1740: finte architetture e paesaggi realistici racchiudono l’ Immacolata, storie di San Francesco e storie di S. Antonio.
La Chiesa di San Zaccaria – edificata nel 1222, rifatta ed ampliata nel 1571 dall’architetto cavese Donato Antonio Cafaro, detto il Pignoloso. Mostra il portale (1750) in pietra, di Andrea Carrara, di Padula.
All’interno si trovano alcune tele di ottima fattura, tra cui una Circoncisione della scuola di Luca Giordano, sull’altare è conservato il Crocifisso del XVI sec., protagonista di una Festa che l’Istituto Centrale per la DemoEtnoAntropologia ha riconosciuto quale Patrimonio immateriale d’Italia.
Il CROCIFISSO del XVI sec. è di rara bellezza ed i tratti intensi del Cristo hanno da sempre colpito profondamente i fedeli, narra la tradizione che una volta terminato di essere scolpito, avesse preso vita all’improvviso e cominciato a parlare domandando all’artista come avesse fatto a raffigurarlo in maniera così perfetta.
La Festa del Crocifisso è stata riconosciuta quale Patrimonio immateriale d’Italia dall’Istituto Centrale per la DemoEtnoAntropologia.{jcomments on}
LA CHIESA DI SAN ZACCARIA | |
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