Per raccontare il 18 agosto Vi ripropongo un vecchio articolo, adattatto alla giornata, perchè penso che renda appieno i sentimenti di tutti i ruvesi e quanti hanno vissuto l’ultimo giorno delle festività patronali a Ruvo del Monte.
Descrivere che cosa significhi il 18 agosto per i ruvesi è un’impresa non proprio facile: un giorno atteso tutto l’anno, dove il sacro si mischia al profano, dove il tempo sembra fermarsi, dove i sentimenti la fanno da padrone…. UN GIORNO MAGICO dove nulla sembra reale.
Probabilmente è la stessa atmosfera che si respira in ogni piccolo borgo d’Italia, il giorno della festa patronale, ma noi ci teniamo stretto il 18 agosto, il giorno di San Donato.
La popolazione viene svegliata dai primi tre colpi di mortaio, intorno alle 8.00, quando in paese arriva la Banda di Rionero in Vulture per la questua insieme al Comitato, giro che continua fino all’inizio della Processione, che ha il via alle ore 12.15 dopo la Santa Messa, quest’anno concelebrata da Don Gerardo Gugliotta e Don Giovanni parroco di Rapone.
Alla fine della Processione, intorno alle 14.15, tutti a casa per il pranzo più importante dell’anno (insieme a quello di Natale) a base dei piatti tipici tradizionali ruvesi: orecchiette con ragù, oppure lasagne, ed agnello con patate, qualche eccezione è ammessa, purchè non si ripeti anche il prossimo anno.
link articolo della processione
Intanto, nel primo pomeriggio, si cominciano a montare le prime bancarelle per Viale della Repubblica, Piazza XXV aprile e Piazza Bologna, a farla da padrona sono i chisochi delle bibite e dei panini, la Misericordia concorda con i carabinieri il servizio pubblico e la gente alle 18.00 già comincia ad affluire in paese: in serata c’è il grande concerto di Ron.
La Banda di Rionero in Vulture fa la spola tra Piazza Ungheria e Corso Italia, intonando i pezzi bandistici più famosi, conosciuti soprattutto dai più anziani; ricordo che qualche anno fa la sera del 17 agosto era riservata al concerto bandistico con la cassa armonica: un palco appositamente preparato per armonizzare i suoni degli strumenti.
Da Piazza Ungheria, luogo scelto per il concerto, arrivano i primi suoni, Ron sta provando, e la tensione già comincia a salire.
Sono le 20.30, le prime ombre calano su Ruvo, le strade del Corso sono un fiume di persone, a stento si riesce a camminare; il Comitato tenta di vendere gli ultimi biglietti: i conti non tornano mai, qualcuno è ottimista, qualcun’altro no.
Sono le 21.30, le strade di Ruvo ormai sono impraticabili, ma stranamente la Piazza del Concerto è semivuota, un’angoscia cala sui ragazzi del Comitato ed i primi pensieri oscuri cominciano a turbare le loro menti.
Ma come d’incanto, il fiume di persone sembra rompere l’argine e nel giro di pochi minuti la Piazza si riempie fino all’inverosimile, saremo almeno cinquemila oltre a quelli per le strade che, comunque, in gran parte preferiscono vedere il concerto da lontano, anche perchè in Piazza non c’è più quasi posto, in totale il pubblico si aggira intorno alle ottomila persone; il Comitato tira un bel sospiro di sollievo, soddisfatti di aver attirato a Ruvo una moltitudine di persone provenienti dai centri limitrofi ed ancora una volta, la piccola Ruvo, diventa per un giorno il centro del mondo.
Ecco, arriva RON, e la folla è già in delirio: si parte.
Il cantante, accompagnato dalla band “La Scelta”, non si risparmia e trascina la folla con un concerto che va avanti per circa un’ora e quarantacinque minuti, con l’alternarsi di brani famosi e meno ed un finale scintillante con i pezzi da 90: Una citta per cantare, Tutti quanti abbiamo un angelo, Il gigante e la bambina, Vorrei incontrarti tra cent’anni, il concerto si chiude con “Joe temerario”, il Comitato ha fatto centro.
Durante il concerto c’è stato spazio per parlare della SLA, Ron ne è un testimonial, di Lucio Dalla e dei primi passi della carriera.
Si corre verso l’anfiteatro, il primo colpo si sente, segno che i fuochi stanno per iniziare; è un sesseguirisi di botti e colori in un crescendo affascinante ed alla fine applausi convinti al Comitato Feste con cori di Ippi Ippi Urrà…. anche quest’anno è andata.
Ma d’improvviso una sensazione di vuoto ci assale, l’ultima passeggiata per il centro ed un pensiero: mamma mia, un altro anno è passato, siamo al capodanno ruvese.
Già domani le prime partenze, chissà quante amicizie, quanti amori, sono nati in questa calda, ma non troppo, estate ruvese.
Tutto è finito, ci risentiamo il prossimo anno.
Per i ringraziamenti, penso, sia giusto che provveda il Comitato Feste, che nei prossimi giorni senz’altro farà sentire la sua voce.
Pietro Mira
Le foto sono scaricabili dalla pagina FB della Pro Loco di Ruvo del Monte.