Lino Patruno sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 28 agosto scorso ha colpito ancora, incredibile:
“La crisi dopo il virus sarà più grave al Sud, ma a lagnarsi è il Nord”.
Della serie: ”Chiagne e Fotte”. Basta NORD assistito con i soldi tolti al SUD.
E’ inutile ribadire, fino alla noia , che negli ultimi diciassette anni i soldi per il Sud passati al Nord sono stati ben 840 miliardi di euro, dico 840 miliardi di euro.
Mi fido di Lino Patruno e dei tanti seri giornalisti che denunciano questo status di “imbecillità pura”, indegno di uno Stato evoluto, democratico, europeo e moderno.
Il Nord non ruba solo i soldi, ruba anche i nostri figli, i nostri migliori cervelli, il nostro futuro.
In questo caldo agosto ho avuto modo di sperimentare con tanti miei amici e colleghi di dignità, quelli fuori dal becero protezionismo politico, il modus operandi dei nostri figli impegnati nel profondo Nord in multinazionali, start up, scuderie, società di consulenza, ong , agenzie varie e chi più ne ha più ne metta.
Le vacanze erano supportate da… smart working, da un computer e uno smartphone, sempre accesi (h24), progetti e bandi, conversazioni in inglese fino a notte inoltrata.
L’automazione sta ridisegnando le nostre idee e categorie concettuali , le attività professionali e le relazioni umane, le pratiche cognitive e disciplinari, l’etica e la politica.
E’ un universo incomprensibile per la maggioranza della mia generazione e per un meridione fermo, atavico, vocato solo alle migrazioni giovanili intellettuali senza più freni, senza alcun antidoto, senza vere e serie politiche attive del lavoro.
Ho ripensato al mio centro-sinistra e ai Pacchetti Treu fino al Jobs Act.
Forse, inconsapevolmente(voglio sperare nella buona fede), lo dico ai fautori delle malvage flessibilità sul lavoro, abbiamo stuprato una intera nuova generazione. Abbiamo creato dei veri “automi”.
Da “secoli” con sacrifici immani ci siamo accollati come genitori lucani e meridionali il peso dei nostri figli presso le Università del Nord Italia e del Nord Europa.
Lo Svimez dopo anni di oblio ha finalmente riconosciuto che i cervelli in fuga pesano sui bilanci familiari del Sud. Adesso l’emigrazione intellettuale lo ammette Giannola, Presidente Svimez, è solo giovanile.
Oggi la prima causa dei nostri cervelli in fuga va ricercata nella carenza strutturale di occasioni di lavoro qualificato.
E’ il capitale umano che se ne va è un capitale umano che emigra precocemente perché sceglie le Università del Centro Nord e del Nord Europa. Un vero circolo vizioso.
Assistiamo al rovescio della medaglia rispetto alla vecchia emigrazione : le rimesse al contrario.
Negli anni cinquanta e sessanta i nostri emigrati mandavano indietro ai familiari del sud le cosiddette rimesse. Oggi sono le famiglie meridionali ad aiutare i figli a sostenere l’enorme costo della vita nelle grandi città del Nord Italia e del Nord Europa.
Un fenomeno che solo per i giovani universitari è quantificato in centinaia di milioni di euro.
Caro Massimo vorrei chiudere con Luis Sepulveda e la “sua “ incertezza:
“La gente (del Sud) continuava ad accettare l’incertezza non come maledizione, ma come la forza motrice che permette di costruire quelle piccole certezze la cui somma è la base fondamentale dell’esistenza”.
Credo che il nostro vivere quotidiano sia caratterizzato e improntato su false certezze che affondano le proprie radici nella pura “incertezza” del nostro futuro.
Mauro Armando TITA