Stellantis, ombre giganti e luci fievoli.

Nonostante l’accordo Stellantis /Sindacati dello scorso 25 giugno continua a regnare un clima di incertezze ben descritto dall’editoriale di Massimo Brancati dell’8 giugno scorso: “Stellantis, Equivoci e silenzi”. Cresce la preoccupazione per l’indotto e per il probabile taglio di una linea produttiva. Poche luci, molte ombre tra contratti di solidarietà e incentivi all’esodo. Ombre giganti e luci fievoli . Mi  preme ricordare la nostra anticipazione sulla Gazzetta di qualche mese fa. Eravamo gli unici a denunciare l’ingiustificato ritardo del Piano industriale della proprietà francese. Un Piano industriale arricchito da tante promesse e da poche proposte concrete senza una seria strategia per il futuro. La scrittrice Valérie Perrin (due milioni di copie vendute con il suo bel libro: “Cambiamo l’acqua ai fiori”) mi ha insegnato in questi mesi di pandemia a vivere con gratitudine e riconoscenza il passato per aiutarmi a sopportare il presente. Le continue denunce dei Sindaci dell’hinterland, Valvano, in primis, mi richiamano alla mente il Gruppo di Lavoro (formatosi spontaneamente)dei Sindaci del Bacino . Il “bacino” non quello rappresentato da un genuino desiderio d’amore, ma, da un Team di Sindaci dei primi anni novanta dell’area del Melfese e del Marmo . Sindaci tanto volenterosi quanto beffeggiati da un “avversario”, agguerrito e determinato . Fui incaricato come Consigliere Comunale Delegato e come Amministratore della Comunità Montana del Vulture a relazionare sulla Fabbrica/Territorio e sulle prospettive occupazionali dei nostri giovani.

Memorabile fu l’incontro in quel di Muro Lucano. Mi illudevo, ci illudevamo di recuperare la lezione di Adriano Olivetti. L’azienda intesa come progetto di vita che affonda le radici nelle relazioni e nelle opportunità offerte dal Territorio. La Fabbrica/Territorio come luogo della Comunità che genera valore anche identitario, il Territorio che diventa metafabbrica, che crea valore in una economia circolare. (Economia circolare…Badate bene lo sostenevamo oltre trent’anni fa).

Auspicavo nel mio intervento una formazione costante, l’apertura di tanti asili nido per i figli dei dipendenti e, soprattutto, un ambiente informale senza organigrammi e senza chiusure, aperto e condiviso, alla Olivetti. Tutto vanificato. Utopie, Sogni, Illusioni di un povero visionario come me.

Abbiamo atteso per tanto tempo, avevamo richiesto con sobrietà e senso della misura un po’ di chiarezza nei Piani Industriali futuri.

Spazientito, con un certo coraggio e con tanta determinazione denunciai sulla stampa dell’epoca il “Silenzio furbo dei dirigenti Fiat/Sata”. Un silenzio ambiguo che si è protratto fino ai giorni nostri.

Ricordo il programma di iniziative “unitarie” di Fiom, Fim e Uilm a sostegno dell’automotive. Eravamo nel lontano 2009. Piani industriali, purtroppo, mai definiti, mai dettagliati, mai condivisi. Non era pensabile, non era credibile che forze sociali ed economiche lucane, maestranze, sindacati, enti locali  fossero tenuti così brutalmente all’oscuro. Non era onesto, non era corretto ieri con Fiat/Sata, non è corretto, non è onesto oggi con Stellantis. Siamo convinti di essere ancora i Numeri UNO, il fiore all’occhiello della nuova Galassia Stellantis. Un Numero “Uno” che produce tanto e chiede ancora tanto poco. Un Numero UNO che rappresenta ancora il GIOIELLO di famiglia con una realtà industriale tra le più produttive al mondo.

Ricordiamo il primato mondiale di Fiat/Sata con 64 autovetture per addetto contro le 56 della Toyota, (pur…in presenza di disgustose e ingiuste gabbie salariali). Non abbiamo mai dimenticato la strategia “americanizzata” di Marchionne e le migliaia di miliardi di lire erogate dallo Stato italiano in conto capitale, a “fondo perduto”. (Un posto Fiat costava allo Stato 1,2 mld di lire, un posto in Artigianato con i nostri progetti solo 9 mln).

In questo “baillame” si sconta, purtroppo, un peccato, un peccato originale mai sanato negli ultimi trent’anni. Un peccato che la Confindustria lucana non ha mai preso in seria considerazione, per distrazione, approssimazione o pressappochismo. Ci riferiamo all’indotto. Un indotto che non ha mai visto rappresentanze e presenze lucane. Completano questo assurdo e desolante scenario il mancato coinvolgimento della nostra Università…sempre ai margini nei Tavoli Tecnici che contano.

Un onesto sindacalista qualche giorno fa mi dichiarava la sua completa incapacità a gestire simili vertenze. Le mancate conoscenze delle nuove tecnologie, digitali, in primis, la nuova organizzazione interna con la proprietà francese, i nuovi scenari di mercato globalizzati dopo la pandemia penalizzano ulteriormente il sindacato e la classe dirigente lucana.

Smarriti, amareggiati, demoralizzati siamo costretti , ob torto collo, a ratificare il “Sud senza classe dirigente” di Marcello Veneziani e la “Dirigenza senza classe” di Paolo Albano.

Armando Tita
Sociologo

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