Non ho mai amato la retorica e le discussioni astratte e altisonanti.
Ho amato sempre l’onestà intellettuale, la passione civile e le emozioni.
In questi giorni si è celebrato il quarantennale del coraggioso giudice Mario Amato morto alla fermata dell’autobus ammazzato da due delinquenti balordi dei NAR, terroristi neri.
Un giudice lasciato ignobilmente solo dai suoi capi e dai suoi colleghi.
Il caso Palamara/CSM continua a scuotere il mondo della magistratura.
Nel mirino il sistema delle correnti e le presunte nomine pilotate.
In questi ultimi mesi, caro direttore, hai potuto verificare la mia spasmodica ricerca nel rispolverare pagine inedite e dimenticate della ‘storia’ politica lucana.
Sono pagine ingiallite dal tempo che un popolo smemorato come quello lucano continua a rimuovere.
E’ nostro dovere ritrovarle, riproporle, pubblicarle e rimetterle nei ‘santuari’ giusti e negli archivi storici e politici che meritano, dopo anni di indifferenza e di oblio.
Come siamo lontani , caro direttore, dal modello Falcone, il modello definito a sproposito il modello delle idee sofferte e della lucidità giudiziaria, della professionalità, della specializzazione e del coordinamento investigativo, insomma, il modello di un visionario che divenne realtà con l’istituzione delle Direzioni distrettuali e della Procura Nazionale Antimafia.
Eppure il CSM nella riunione del 18 gennaio 1988 bocciò definitivamente Giovanni Falcone a Capo dell’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo a favore di Antonino Mele. Votò a favore del Mele anche il nostro conterraneo Sen. Avv. Lapenta, membro del CSM , già Presidente della Commissione Antimafia.
Riproporre questa triste pagina del CSM “incontestato” dell’epoca , mi riporta ad episodi e a momenti di vita vissuta nelle redazioni dei Giornali locali che amo, oggi, condividere con i lettori della Gazzetta e con la marea di amici, ormai maturi e quasi settantenni.
Qualche decennio fa nel novembre 2009 ebbi una “riservata personale” di un noto avvocato potentino, Nicola Lapenta, già Senatore della Repubblica, già dirigente di primo piano della Dc che mi invitava a pranzo a Fuori le Mura per conoscermi più da vicino.
Aveva letto ed apprezzato tanti miei articoli, in particolare, quello sulla “Mobilitazione delle religioni” che aveva condiviso al cento per cento ‘pretendendolo’ in “regalo” con la mia prima Rassegna Stampa.
Da laico e socialista ho sempre amato le relazioni umane e il dialogo ( ero iscritto negli anni settanta al CIRU “Centro Italiano Relazioni Umane” di Oscar Luigi Scalfaro).
Non avevo mai avuto un incontro ravvicinato con un alto esponente della DC, mi incuriosivano non solo le sue condivisioni ai miei articoli, ma, soprattutto, le risposte ai quesiti che gli avrei posto in forma gentile ed educata sul suo voto contrario a Giovanni Falcone e a favore di Antonino Mele con la mia “peculiare” aggiunta: “ L’anzianità che prevale sul merito”. Mi rispose, senza scomporsi, pacatamente, da convinto giurista e da uomo delle istituzioni: “Dopo aver raggiunto un sofferto compromesso con i componenti CSM favorevoli a Mele non avrei mai potuto consentire e determinare (nonostante tutte le positive notazioni a favore di Falcone) uno scavalco sull’anzianità di ben sedici anni, era un ‘precedente’ troppo pericoloso”.
Non insistetti, da grande giurista qual’ era …era troppo convinto del suo pensiero e l’atmosfera serena, dialogica e propositiva non invitava certo a irrigidirsi o a creare sterili e ingiustificate polemiche.
A distanza di oltre dieci anni non mi sento di colpevolizzarlo. Le sue convinzioni di valente giurista non potevano essere confutate da un opinionista… pur collocato dalla parte giusta della “Storia”.
Se la ragion d’essere della politica sta nel porsi al servizio del cittadino è indispensabile collocarsi in un’area che faccia dell’esigenza del dialogo e del confronto il momento più alto.
Non amo Emma Bonino ma condivido senza se e senza ma il suo pensiero: “Non ci può essere alternativa alla via del confronto e del dialogo”.
La bella occasione creata dal Sen. Lapenta e la possibilità di dialogare e confrontarsi con correttezza, umiltà e tanta “propositività” , intesa come vero “Marketing del Valore”, è stata per me una ricchezza , una gioia e una fortuna che non potrò mai dimenticare.
Del resto come sosteneva Norberto Bobbio il confronto e il dialogo sono belli quando il tuo interlocutore non è innamorato del suo “ego” perché vi è rispetto reciproco che implica il dovere di comprendere lealmente ciò che l’altro dice.
Questo stupendo miracolo di reciproco rispetto e di grande stima si è avverato pienamente.
Mauro Armando Tita