La liberazione di Silvia Romano ha riempito di felicità la nazione intera. Ripensando pure a Giulio Regeni e ai tanti giovani italiani sparsi nel mondo che hanno scelto di aiutare gli ultimi e vivere di umanità, di democrazia, di libertà non posso che unirmi al coro dei tanti Bonini(giornalista di Repubblica) e confermare che questi ragazzi sono la meglio gioventù italiana.
Sono i nostri figli che non abbiamo compreso fino in fondo, i loro progetti di vita, le loro passioni, le loro aspirazioni. Non abbiamo compreso i loro sussulti, i loro sacrifici immani, le loro rinunce, i loro sforzi sovrumani. Difficilmente capirò i tanti work shop indiani, lituani, estoni, finlandesi di mio figlio Michele, antropologo con laurea magistrale in Folklore presso l’Università di Tartu( la vecchia Dorpat dove insegnò Indro Montanelli) in Estonia.
Forse mio figlio come i tanti giovani alla Giulio Regeni, alla Silvia Romano hanno scelto di “emigrare” nel mondo, spinti dalla voglia di fare qualcosa di veramente bello, libero, umano, originale, per trasformare, lo ribadisco, una passione in un progetto di vita .
Ripenso con tanta amarezza ai tanti giovani potentini che hanno evitato lo stress di lasciare la città e la regione, ai tanti “choosy” che pensano troppo ai loro interessi trascurando concrete possibilità di sviluppo per la propria terra e per la propria cittadinanza.
O forse è colpa di una Basilicata, di un capoluogo o di una Università che realmente non offrono prospettive valide, o addirittura non offrono affatto prospettive? Qualunque sia la spiegazione e di chiunque sia la “colpa”, una cosa è certa: Potenza deve poter investire in giovani, formazione e occupazione, offrire nuove opportunità ai giovani, superare certe vecchie abitudini (clientelismo, sperpero delle finanze pubbliche e chi più ne ha, più ne metta) e diventare in generale un polo di attrazione per chi studia e inizia a lavorare. Così facendo, si eviterebbe l’invecchiamento di una città che, di questo passo, avrà un disperato bisogno di una nuova forza lavoro preparata e competente.
Il Consigliere Smaldone in questi giorni ha iniziato un percorso rivolto all’associazionismo e al Pianeta Giovani.
E’ una prima timida iniziativa di una Città capoluogo dopo decenni di torpore e di letargo assoluto vissuti all’insegna del piccolo cabotaggio e della misera e polverizzata clientela .
Quante occasioni perse lo dico da ex Responsabile delle Politiche Giovanili della Regione Basilicata, lo direbbe pure Antonino Imbesi, visionario e sognatore, esperto di politiche comunitarie e di startup, protagonista di tanti progetti-giovani e di tanti documentari di successo con la sua Euronet ?
Caro Direttore, se me lo consenti vorrei chiudere con le parole di mio figlio Michele, antropologo potentino:
“ Ciò che auspico per la mia Città risulta ancora vago e poco realizzabile nell’immediato, oltre che qualcosa che si è già detto e ripetuto spesso nel mondo politico e nel dibattito pubblico senza che si sia tradotto in vere e concrete iniziative (a parte, forse, Matera 2019, progetto che, però, non ha riguardato direttamente Potenza). Si prendano le mie parole, piuttosto, come un’amara constatazione riguardo ciò che non va della mia città e ciò che la mia città dovrebbe essere. Spero, tuttavia, che le cose cambino e che Potenza possa davvero cominciare ad attrarre più giovani, siano essi studenti o lavoratori”. Se tornerò anch’io in pianta stabile, nel caso? Difficile in realtà, per gli stessi motivi che mi hanno spinto ad emigrare, comunque, da potentino, mai dire mai!
Mai dire mai lo diciamo pure Noi padri, lucani maturi e di buona volontà, a una sola condizione: Il ritorno di questi stupendi giovani lucani “nel mondo” sia foriero di una vera rivoluzione copernicana che sprovincializzi questa nostra meravigliosa, amata e sciagurata regione, depurandola dalle oligarchie, dai disgustosi nepotismi, dagli egoismi, dalle clientele e dalle maleodoranti “tribalità”.
Un ultimo e accorato appello ai nostri governanti regionali: “ Tutte le volte che si tagliano le opportunità ai giovani lucani si restringono gli orizzonti e si ingolfa a dismisura l’esercito della senilità”. Mi fermo qui.
Mauro Armando Tita