La citazione di Pasolini su Matera “ Qui ho trovato il sole , il sole vero. Il sole ferocemente antico” non vale per tutti i lucani.
Questo “sole ferocemente antico” ha falcidiato le migliori intelligenze, i migliori talenti e i migliori cervelli.
Un altro, ennesimo esempio al riguardo, si è consumato nei giorni scorsi .
Mio figlio Michele, giovane antropologo lucano, dottorando di ricerca in Folkloristica presso l’Università Internazionale di Tartu in Estonia (la vecchia Università di Dorpat dove insegnò Indro Montanelli nel lontano 1936)aveva sbaragliato agguerritissimi concorrenti statunitensi, canadesi, australiani e inglesi quasi a voler smentire l’indagine Education First (riportata dalla stampa lucana)che ci aggiorna sul record negativo della Basilicata con la minore padronanza della lingua inglese in Italia.
Da padre sono immensamente felice, da lucano sono immensamente triste.
Avevo pubblicato qualche anno fa sulle pagine della Gazzetta il Capitale Umano lucano che se ne va. Mai avrei immaginato che ad esserne colpito fosse proprio il mio nucleo familiare.
L’indifferenza sui Giovani e sulle future generazioni regna sovrana in Basilicata e in Italia.
Dal Pacchetto Treu al Jobs act il precariato giovanile è aumentato a dismisura pur in presenza di un effimero e timidissimo “Decreto Dignità”. Il “Merito”, illustre sconosciuto , in Italia e, soprattutto, in Basilicata è stato brutalmente stuprato e accantonato in soffitta. Si è preferito dare spazio a vergognosi e orripilanti bonus assistenziali o a fallimentari “redditi di cittadinanza”. Fiumi di parole su meritocrazia e talenti sono stati mortificati da oligarchi, affaristi, lobbisti, tra lassismo, fatalismo e oblio o come suol dirsi dalla “quieta rassegnazione” di sempre
Quieta rassegnazione che ha appiattito in questi ultimi anni la società e le istituzioni lucane sprofondandole nell’anonimato e svuotandole di democrazia e di partecipazione.
Il senso di Comunità “imposto” da Carlo Levi, Adriano Olivetti , Rocco Scotellaro, Rocco Mazzarone e Manlio Rossi Doria (tutte prestigiose personalità laiche)si è sfaldato in Basilicata da oltre trent’anni.
La parola “Comunità” che esala una sensazione piacevole si è infranta con l’odierna società “liquida”(alla Bauman)lucana impregnata di egoismi e di individualismi sfrenati aggravati pure da una assenza totale di qualsiasi punto di riferimento per le nuove generazioni. Egoismi e individualismi che ci vengono trasmessi quotidianamente con metafore e determinati messaggi.
Le metafore nella nostra società lucana si individuano con le tante varietà e le tante tipologie di uccelli: “Falchi, colombe, piccioni viaggiatori e uccelli paduli”.
Il Falco c’è sempre stato . E’ intransigente e massimalista . Molte volte il suo fanatismo ideologico lo fa delirare, farneticare e vaneggiare; ( Ve ne sono tanti, isterici e irrazionali)
La Colomba è il più delle volte una persona mite , dialogica e amante della mediazione; (Peccato che in questi ultimi decenni sia stata del tutto accantonata ed emarginata)
Il Piccione Viaggiatore è quel volatile dedito al trasformismo e alla transumanza;(Tanti sono traditori di convenienza che aumentano a dismisura)
L’Uccello Padulo oltre all’ambiguità del nome porta sfiga.( Si consiglia di non dargli mai le spalle per evitare eventuali “sgradite” sorprese)
Ho voluto sdrammatizzare con la metafora degli uccelli un comportamento politico lucano incomprensibile che ha premiato da sempre e senza pudore i tanti “luigini” di “leviana” memoria a tutto discapito degli uomini e delle donne di ingegno e di talento.
Spero dal profondo del cuore che ci sia nei prossimi mesi grazie al PNRR( con il serio coinvolgimento dello Svimez )un nuovo e concreto “Patto per/con i giovani” della Basilicata, stanchi come siamo di fughe di cervelli e di capitale umano che se ne va…per sempre. Auspico un ritorno alla ragione.
Vivere in contraddizione con la propria ragione come sostiene Tolstoj è la morale più intollerabile e più insopportabile. L’uomo politico ragionevole lucano si adatta al mondo e alle situazioni, l’irragionevole insiste nel cercare di adattare il mondo e le situazioni a sé.
Del resto aver denunciato per “secoli” l’assenza totale di meritocrazia e averla praticata compiutamente è stato per me e per i miei figli motivo di orgoglio, e, soprattutto, l’avvio di un serio processo di discontinuità.
Far prevalere il merito alla protezione politica è stata una prima e vera rivoluzione copernicana.
Chiudere con l’indecoroso comportamento “perpetuato” per quarant’anni , fino alla noia, da politici senza scrupoli e da tanti miei colleghi funzionari/dirigenti (assunzione dei propri figli presso sottogoverni e partecipate regionali) è veramente cosa buona e giusta.
E’ veramente cosa buona e giusta dare priorità al merito e al talento e chiudere definitivamente con questo sciagurato, mediocre e orripilante passato .
Armando TITA
Sociologo