Le polemiche via web e il nostro amaro risveglio
Mentre si litiga su Fb tra Lacorazza e Margiotta continuano a crescere i cassintegrati e i giovani disoccupati.
Dopo il caso Bridgstone di Bari speriamo che l’ultimo baluardo industriale lucano (Fiat e Barilla in primis) non demordano.
E’ inutile riprendere il discorso serio, ormai vanificato, sull’asticella di Speranza.
Il Presidente De Filippo considera il succeso grillino episodico.Lasciamo il campo Fiat nelle mani degli addetti (eterni cassintegrati) auspicando dopo secoli di oblìo e indifferenze più dialogo tra Marchionne e il territorio del Vulture.
Lasciamo a OLA e CSAIL (perchè lo sanno fare bene) le denunce sui barili e sulle opacità molto ambigue dell’ENI.
Saccheggiare il territorio e umiliare le popolazioni della Val d’Agri con le briciole delle royalties è sudditanza congenita.
La taumaturgia merovingia in Basilicata non esiste.
A Roberto consiglierei di far tesoro dei suggerimenti del saggio padre Michele.
Dopo il caso del DG Viggiano ci fa riflettere seriamente il ruolo dei pochi oligarchi di Basilicata.
Oligarchi che operano nell’oblio di sempre con buona pace di un popolo sempre più ignaro e sempre più bue.
La Massa critica non è mai decollata e,purtroppo, sta già evaporando, nonostante i grillini lucani.
Un tema (quello sulla massa critica) seriamente dibattuto su Controsenso negli anni scorsi.
Quante volte nei nostri approfondimenti abbiamo parlato del silenzio dei buoni e della sopita “Questione dirigenziale” lucana.
Classe dirigente, tanto discussa, quanto suffragata da politica politicante e pensiero unico.
La stampa lucana, dobbiamo ammetterlo, non si è mai seriamene soffermata sulla vera malattia che affligge la classe dirigente lucana (troppo succube dei politici)e sul suo mancato (da sempre) diritto/ dovere di dare conto supportato da una stampa non prezzolata, ma, terzista che è chiamata a formare una nuova opinione pubblica lucana e che non si ciba di alcun tipo di zavorra.
Controsenso deve continuare ad imbarazzare i poteri forti e deve confermare il pensiero di Walter Lippmann e di Montanelli: “Compito di formare una seria opinione, cosa che spetta all’informazione in quanto mezzo che mette il cittadino a contatto con l’ambiente che sta fuori del suo campo visuale…i nostri lettori restano i nostri padroni” .
La malattia non è solo lucana, è italiana, anzi, sono tante le democrazie alle prese con un’informazione che fallisce la prova, che al cittadino non rende visibile l’invisibile, che dal potere politico si fa dettare l’agenda, le inquietudini, gli interessi prioritari.
Che è vicina più ai potenti e alle lobbies che ai lettori.
Che alimenta il clima singolare che regna oggi nelle democrazie come se vivessero un permanente stato di necessità, di guerra dove si sospendono per conformismo, libertà e autonomia.
A tal proposito, chi come noi aveva apprezzato lo stupendo approfondimento sull’autonomia pronunciata in consiglio regionale, qualche tempo fa, dal Presidente De Filippo, non fa parte di quella schiera giornalistica affascinata dal conformismo del potere e da riverenze esagerate.
Noi siamo per la dignità e per il dare conto a quell’opinione pubblica che critica e ragiona, e, che, soprattutto, reagisce e si indigna.
Non abbiamo mai amato lo ribadiamo fino alla noia, il popolo bue e le masse pecorili.
Per queste ragioni apprezziamo, ancora oggi, quel bel discorso sull’autonomia del Presidente a condizione che ci siano riscontri concreti alle parole.
Era la prima volta che un discorso di spessore del Governatore De Filippo richiamava l’opinione pubblica lucana e i partiti alle proprie responsabilità.
Responsabilità fatte di proposte e di impegno concreto, di serietà e di coerenza.
Su queste basi dovremo iniziare a lavorare per fabbricarci gli anticorpi che mancano.
Da anni sosteniamo con argomentazioni serie che la Regione lucana non ha ancora “esperito” e sperimentato i veri anticorpi.
Si naviga a vista e non si previene.
L’Ambiente, il Petrolio, la Quinta mafia, le Concessioni svendute su Acque e Cave (altro serio problema lucano), la Povertà i giovani disoccupati , le crisi strutturali industriali con le mai avvenute dismissioni, le morti bianche in agricoltura sono atavici problemi che non sono stati mai seriamente aggrediti.
Manca da decenni una vera e seria programmazione economica che possa dare il giusto ruolo ai Sindaci della Val d’Agri.
Attendiamo da qualche secolo un dibattito serio su un Piano industriale, su un Piano energetico mutuati da compensazioni concrete e non umilianti.
Attendiamo da secoli una vera politica industriale che parta dalle aree dismesse industriali.Purtroppo, le nostre denunce e i nostri SOS sempre arricchiti da concrete proposte sono sempre più dispersi nel vuoto.
Vogliamo più autonomia e più peso politico per dare qualche lumicino di speranza in più a tanti giovani trentenni che hanno a cuore le sorti della regione. Siamo stanchi di uomini politici mestieranti della politica, poco professionalizzati.
Ci vogliono uomini e donne vere con gli attributi giusti che sappiano coniugare bene anche “federalismo e risorse endogene”.
Siamo stanchi di colonizzatori e colonnizzati interni.
Vogliamo governi e ministri con onestà intellettuale e non facili demagoghi.
Vogliamo che queste battaglie non siano solo il frutto di meri dibattiti provocati dalla Stampa locale o dall’isolato opinionista di Controsenso.
Vogliamo che le Giovani Generazioni scendano in Piazza per il loro futuro e, soprattutto, per costruire insieme ” dignità e autonomia “, prima di tutto.
Altre promesse e altri demagogici annunci non costruiscono alcun serio tessuto connettivo e lasciano invariato il contesto sociale e politico lucano dominato ancora dagli eterni di sempre nonostante il successo grillino.
Che amaro risveglio.
mauro.armando.tita@alice.it