Inclusione e protagonismo dei territori: premessa per un serio futuro lucano
Il giovane Michele Fasanella sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 29 giugno scorso ha rimesso in discussione la questione sempre aperta delle autonomie territoriali, io aggiungerei pure la capacità progettuale e di spesa dei Fondi europei. Due temi importanti e strategici per i prossimi anni, caduti irrimediabilmente nel dimenticantoio.
La Regione Basilicata avrebbe dovuto accorciare le distanze tra cittadino e P. A. e cittadino e sanità pubblica, non c’è mai riuscita.Il più delle volte il suo apparato gerarchico-funzionale-amministrativo (parlo da funzionario regionale ultratrentennale in quiescenza) pur in presenza di tante buone pratiche consolidatesi nel tempo e diversificate sulla base di una attenta ricognizione dei compiti e dei vari attori coinvolti,(vedi progetti formativi finalizzati all’occupazione aziendale) e burocratico-sanitario (presenza di qualche oasi) ha creato un distacco terrificante con la società lucana e con le sue migliori energie, giovani laureati iperprofessionalizzati e giovani medici, in primis.
Massimo Severo Giannini qualche tempo fa in un rapporto sulla Pubblica Amministrazione riferiva che: “Lo Stato come le Regioni non sono amici sicuri e autorevoli ,ma, creature ambigue, irragionevoli, lontani dalla nuda e cruda realtà quotidiana”. Tale espressione calza a “fagiuolo” per le strutture burocratiche e “socio”-sanitarie della Regione Basilicata. La fiducia dei cittadini lucani si è sempre più affievolita con distanze siderali. Dopo l’immane tragedia del Covid 19 è tempo di umanizzare e democratizzare le strutture regionali burocratiche e sanitarie . E’ tempo di promuovere una dimensione più sociale nella sua interezza , dando centralità al cittadino lucano con i valori del pluralismo e del rispetto per tutti.
Siamo stanchi dei tanti “surrogati” di democrazia e di tanta bieca “oligarchia”.
Abbiamo bisogno di veri e concreti cambiamenti volti a riformare questi obsoleti modelli organizzativi con l’avvio di un ampio processo di ammodernamento serio e di semplificazione delle procedure.
Semplificazioni che devono riguardare lo sviluppo della ricerca , l’offerta dei servizi e la formazione continua. Il Forum PA del Ministero della Funzione Pubblica affrontava qualche anno fa questa tematica con l’ “Human Governance”sperando in una rivoluzione culturale .L’Human Governance ha radici essenzialmente culturali : “Cultura delle Pubbliche Amministrazioni e Cultura del cittadino” privilegiando una impostazione gestionale aperta e inclusiva con la centralità dell’individuo/cittadino. Si tratta di adeguarsi per PP. AA., Aziende Sanitarie e Ospedali all’approccio metodologico del “customer satisfaction” nel quale vengono coinvolti migliaia di cittadini e migliaia di aziende sia sul miglioramento della qualità dei servizi erogati, sia sull’intensificazione degli investimenti nelle tecnologie innovative dell’informazione e della comunicazione, sia, soprattutto, sulla corretta gestione delle risorse umane. Tutto ciò può essere fattibile e concreto coinvolgendo seriamente una Task Force di natura economica (UNIBAS, CNR e CSSEL) e i tanti dinamici operatori sociali (assistenti sociali, sociologi e psicologi)presenti negli Ospedali e nelle Aziende Sanitarie di Potenza e Matera, caduti in una paranoia irreversibile, da tempo“immemore”. L’armonizzazione e l’equivalenza delle prestazioni socio-sanitarie dopo il flop (con i tanti morti delle prime giornate Covid 19) possono creare il “Kit del benessere organizzativo” e giustificare pure gli stipendi d’oro dei direttori generali e dei dirigenti di strutture periferiche (tanti…e senza alcun serio carico di lavoro, bene ha fatto l’Assessore Leone a dimezzare tali veri “gusci vuoti”). Responsabilizzare la struttura pubblica e sanitaria lucana significherà creare un presupposto di fiducia con la cittadinanza introducendo uno strumento di verifica, mai adottato , come il “bilancio sociale regionale e di area”.Un Bilancio sociale che comunica con i cittadini e che rende trasparenti ed accessibili le scelte fatte e le risorse finanziarie utilizzate, nonché,i risultati raggiunti attraverso “l’Human Governance”.
Questa nuova frontiera deve rivoluzionare gli odierni assetti organizzativi e deve presentarsi con un biglietto di discontinuità rispetto al recente passato rivendicando crescita e autonomia e bandendo chiusura e centralità . Saremo in grado di porre in essere questa rivoluzione copernicana se riusciremo a creare i presupposti dell’human governance, illustre sconosciuta nella P. A. lucana (ad eccezione di un timido tentativo negli anni scorsi del Dipartimento Agricoltura, stravolto dai ritardi patogeni dell’ARBEA).
A prescindere dalle indennità d’oro, che dovranno ,comunque, essere razionalizzate( pena il crescente distacco dalla società civile) l’human governance bisogna applicarla subito prevenendo ritardi ingiustificati e creando organicamente l’organizzazione della conoscenza.
Tutto ciò, nella consapevolezza di creare il vero protagonismo dei territori e il serio coinvolgimento delle nuove generazioni.
Mauro Armando Tita